Stress cronico: Progetto stress – Cura e prevenzione.

Una nuova prospettiva di ricerca, 1991.

I più recenti dati psicocorporei, la prevenzione nelle cardiopatie, lo stress nel lavoro e nelle aziende.


STORIA SCIENTIFICA DELLA S.I.F. – CENTRO STUDI W. REICH

S.I.F – CENTRO STUDI W. REICH

La S.I.F. – Centro Studi W. Reich e’ stata fondata nel 1968 con gli obbiettivi di approfondire studi e ricerche nel campo della psicologia (e di quella clinica in particolare) sulle complesse catene di connessione tra elementi individuali e grippali dei processi di relazione, tra componenti psichiche e processi somatici, tra strutture sociali e risvolti personali. La S.I.F., nata nel 1968 come Centro Studi W. Reich, costituitasi in S.I.V. (Società Italiana di Vegetoterapia Carattero-Analitica) nel 1975, si e’ trasformata nell’attuale denominazione di recente, per i risultati che la Terapia funzionale del Sé ha prodotto nel campo clinico e psicologico. La S.I.F. ha sede Nazionale in Napoli e altre sedi in Padova, Firenze e Catania. Presidente e fondatore: Dott. Luciano Rispoli, (Direttore delle ricerche, ideatore del modello teorico).

ATTIVITA’ E CAMPI DI APPLICAZIONE

La S.I.F. – Centro Studi W. Reich si e’ da subito interessata, oltre che allo sviluppo delle teorie e delle tecniche di psicoterapia   individuale (nel settore psicosomatico e psicocorporeo in particolare), anche all’intervento clinico dei gruppi, ai processi dell’età’ evolutiva, alle metodologie formative, alle situazioni istituzionali, alle tecniche di intervento per la preparazione al parto e alla nascita. Dal 1972 ha realizzato con proprie tecniche originali gruppi di formazioni per insegnanti di ogni ordine di Scuola, gruppi di formazione e aggiornamento per medici, gruppi misti per operatori socio sanitari. Dal 1973 ha attivato una ricerca specifica sull’età’ evolutiva all’interno di una propria struttura di Asilo Sperimentale. Dal 1976 ha realizzato progetti di formazione all’interno di istituzioni pubbliche o private, anche se di breve durata. L’ultimo e’ all’interno del Progetto Formazione formatori dell’Enel del trienni  1988/1991. La presenza all’interno della Comunità Scientifica si e’ fatta via via più intensa sia nella partecipazione sia nell’organizzazione di Seminali, Congressi, Convegni a livello Nazionale e Internazionale. Oltre 130 articoli e libri sono stati prodotti e pubblicati in questo iter scientifico in riviste qualificate e da differenti case Editrici (tra le quali Bulzoni e Bollati-Boringhieri)

IL PROGETTO STRESS

Negli ultimi anni la ricerca della S.I.F. – Centro Studi W. Reich si e’ maggiormente incentrata sui meccanismi di regolazione centrale e periferici dei processi psicocorporei umani. Sono stati cioè studiati modelli di rilevazione e interpretazione delle complesse e delicate interconnessioni tra elementi appartenenti al livello del macro (quali movimenti, posture, tono muscolare, respirazione) e gli effetti che questi inducono su una miriade di processi appartenenti al micro (regolazione del neurovegetativo, regolazione dei  fenomeni umorali, liberazione  di  sostanze  endogene  e neurotrasmettitori). In particolare questi studi sono stati approfonditi relativamente alle condizioni che generano e che sono generate dallo stress di tipo cronico o subcronico. Il modello funzionale della psicoterapia corporea ha permesso di indagare su una serie di anelli e di piani delle catene centrale-periferico, psichico-somatico, macro e microbiologico. Sono state messe a punto tecniche di intervento drastico sulle condizioni di stress cronico, che producono profondi cambiamenti dei sistemi intemi che, se cortocircuitati, sostengono in modo automatico le condizioni di stress cronico, autoperpetuandosi.

MODELLO FUNZIONALE

La concezione funzionale in psicologia e psicoterapia presenta il più recente sviluppo delle teorie che da tempo analizzano il rapporto tra la parte psichica e la parte corporea dell’organismo umano. L’ipotesi fondamentale di base è l’unitarietà originaria di questi differenti livelli, troppo spesso separati forzosamente da un modello di scienza ad impostazione settorializzata e specialistica ad oltranza. Nelle ricerche e nelle formulazioni teoriche di questi ultimi anni si è sviluppato ed elaborato un Modello Funzionale del Sé, (Rispoli 1991, 1992) che prende in considerazione tutti i processi dell’organismo che si intersecano tra di loro e che concorrono a formare lo psichismo umano. E’ stato così possibile analizzare la struttura di personalità e lo sviluppo evolutivo, nonché interpretare le patologie (psichiche, somatiche e psicosomatiche) come alterazione dell’intera configurazione del Sé e delle grandi aree in cui possono essere raggruppate le funzioni bio-psichiche umane (Rispoli, 1985; Rispoli e Andriello, 1988). Scissioni, stereopatie, sconnessioni, ipertrofie, limitazioni possono intervenire come risultati di conflitti intrapsichici e con l’ambiente, determinando differenti modificazioni della unitarietà originaria, e delle fitte, profonde interrelazioni tra il piano dell’emozionale quello delle posture, dei movimenti, delle forme corporee, quello dei sistemi e apparati interni fisiologici, e infine quello delle fantasie, del simbolico,  dei ricordi, della razionalità.

Questa impostazione metodologica e teorica apre la strada a nuovi campi di ricerca sui quali la scienza oggi sta comunque puntando l’attenzione. E’ possibile infatti cominciare a comprendere cosa avvenga nelle interfacce tra uno dei livelli e l’altro, o nelle interfacce che mettono in comunicazioni sotto-piani di una medesima area funzionale. Pensare a dei collegamenti in termini più concreti e precisi tra i differenti piani di funzionamento significa cominciare a costruire catene di connessione tra il “macro” e il “micro”, tra psichico e biologico; o, se si vuole, anche tra elementi qualitativi ed elementi quantitativi del funzionamento umano.

LO STRESS

La psicologia e la psicoterapia a impostazione funzionale aprono, grossi spazi di contributo alle ricerche sui fattori interni che predispongono alle cardiopatie o alle neoplasie. Nello stesso senso, considerando stadi meno estremi di patologia e situazioni più diffuse e quotidiane, è possibile fare nuova luce sul fenomeno dello stress. Per quanto riguarda lo stress, infatti, e’ importante comprendere come si passi da uno stress di tipo acuto (per il quale l’organismo si mette in condizioni di reagire ad eventi esterni che devono essere affrontati e risolti), ad uno di tipo cronico (Pancheri) (permanenza dello stress al di là delle reali esigenze esterne), che produce effetti estremamente dannosi ai logoramento e di squilibrio dei funzionamenti normalmente fisiologici dell’organismo. Ed è opportuno nello studio di questo fenomeno della cronicizzazione che la Psicologia funzionale può dare un notevole aiuto, così come lo può dare nella ricerca delle condizioni di benessere fisico e psichico, in direzione di una psicologia della salute o, proiettandosi nel futuro, nel recentissimo campo della psicoimmunologia. 

ANSIA E STRESS

I disturbi dovuti all’ansia sono oggi quelli di gran lunga più diffusi nella vita quotidiana delle persone, e al tempo stesso sono altamente debilitanti poiché distruggono completamente la spinta vitale e la capacità di stare bene nella esistenza, nel lavoro, nel rapporto affettivo e sessuale, nello svago. I malati di ansia presentano un quadro molto tipico di sintomi sia psichici che somatici (con una leggera prevalenza a volte degli uni a volte degli altri), compresenti in una generale alterazione del Sé, della qualità della vita, delle capacità di organizzare risposte adeguate che facciano fronte in modo soddisfacente alle situazioni contingenti ambientali, o in altri termini ad un accumulo intollerabile di agenti stressanti.

I disturbi di ansia comprendono:

  • Le paure o fobie più o meno accentuate di uscire da soli, di prendere mezzi di trasporto, di non poter farsi assistere se ci si sente male, di svenire, di avere una crisi, di avere pensieri brutti ecc.
  • Gli impulsi improvvisi a fare qualcosa di cattivo verso i figli, verso il partner, o di perdere il controllo e gridare o fare cose sconvenienti tra la gente.
  • Il senso di estraneità, di separazione della realtà, di falsità, di guardarsi mentre si stanno   facendo le cose.
  • Sensazione di malumore profondo, di scontentezza, di non avere quello che si desidera, senso di frustrazione continuo.
  • Timori eccessivi e preoccupazioni per se e per gli altri. Paura di qualcosa di catastrofico. Rimuginazione e pensieri eccessivi e assillanti.
  • Difficoltà di concentrazione, irritabilità, impazienza, sensazione di essere sul filo del rasoio, confusione. Ricorrenti e discontinue amnesie.
  • Insonnia, senso di allarme, vigilanza eccessiva, sensazione di non essere a posto, di non aver fatto ciò che si poteva o si doveva.
  • Tremori, tics, movimenti involontari (delle palpebre ad esempio e dei muscoli delle gambe), tensione e dolori muscolari.
  • Senso di stanchezza estremo, affaticabilità.
  • Irrequietezza, incapacità a stare fermi.
  • Giramenti di testa o vertigini, instabilità nello stare in piedi.
  • Sudorazione eccessiva, tachicardia, brividi, bocca asciutta, estremità fredde, addormentamenti e parestesie formicolanti specie agli arti, cefalee. Difficoltà nel respirare, affanno, oppressione.
  • Panico al torace, sensazione di stare malissimo, ansia generalizzata, senso di morte, paura delle malattie o della morte, facilità allo spavento.

La diffusione di questi disturbi e’ cosi alta che i farmaci usati sono quelli più prescritti in assoluto in Italia e in Europa e non solo. L’uso delle benzodiazepine si e’ triplicato dagli anni 70 ad oggi; ne esistono in commercio 143 tipi. Dati altrettanto allarmanti sono i seguenti (relativi all’84, quindi già di gran lunga superati): nel mondo gli psicofarmaci (nonostante in molti paesi siano sconosciuti per problemi più gravi e pressanti di sopravvivenza) il 15% della popolazione totale fa uso di psicofarmaci. In Italia 9 milioni di persone hanno usato farmaci antidolorifici, 4 milioni antidepressivi e tranquillanti, 2 milioni utilizza i sonniferi.

CURA, PREVENZIONE E BENESSERE.

E’ possibile oggi approntare un progetto di cura e di prevenzione efficaci per lo stress cronico e per il quadro clinico dei disturbi d’ansia. La terapia funzionale e le ricerche condotte per oltre vent’anni permettono di scoprire come lo stress diventa cronico, come si automatizza all’interno di determinati processi funzionali dell’organismo quando questi siano alterati e sconnessi da altre parti del Sé. E’ necessario allora intervenire direttamente e profondamente su questi livelli, rimodificando i funzionamenti cronicamente alterati e riconnettendo tra di loro i piani delle emozioni, delle fantasie, del cognitivo con gli apparati fisiologici interni dell’organismo (neurovegetativo, cardiovascolare, ormonale, neurotrasmettitori, ecc.), i movimenti, le posture, il tono muscolare, le percezioni, le espressioni. La grande plasticità del Modello Funzionale permette ampie applicazioni in settori e con modalità differenziate, sia per un intervento più curativo, che per uno più specificamente preventivo.

MODALITA’ DI INTERVENTO DELLA PSICOTERAPIA FUNZIONALE

Diamo qui alcuni sintetici ragguagli sulle principali attività cliniche (di cura e di ricerche al contempo) che la Società Italiana di Terapia Funzionale e Corporea porta avanti nelle sue varie sedi in Italia (Napoli, Padova, Firenze,Catania, Palermo, Brescia e Roma).

PSICOTERAPIA DI GRUPPO

Permette di utilizzare lo strumento della regressione anche somatica attraverso la grande forza e capacità del gruppo di prendere una persona dentro di sé, farla sentire piccola, arrivare a stadi molto profondi della propria esistenza passata, permetterle di sperimentare nuovi modi di essere e di relazionarsi. Sedute settimanali.

GRUPPI DI RILASSAMENTO

Sono indirizzati ad una modificazione dei meccanismi cronici dello stress e dell’ansia, per la riscoperta della sensazione profonda di benessere psicofisico e rilassamento. Sedute settimanali.

TERAPIE INDIVIDUALI

Permettono di calibrare gli interventi più specificamente sui problemi personali. Adatte in casi più delicati e difficili; oggi la durata media di una terapia funzionale individuale e sulle 100 sedute.

GRUPPO DI PREPARAZIONE E ASSISTENZA AL PARTO

Permette di realizzare sin dal 4 mese una gravidanza non afflitta da disturbi psicosomatici, un buon contatto con sé e con il bambino, un rilassamento profondo, lo scioglimento delle paure tipiche. L’allentamento delle tensioni muscolari, specie nelle zone del bacino, e la restaurazione della respirazione diaframmatica profonda mettono la donna in condizione di affrontare un parto più rapido, meno doloroso, vissuto in modo naturale più che patologico, con un effetto tranquillizzante e benefico sul neonato che si protrae per molti mesi dopo la nascita. Sedute settimanali.

DIAGNOSI E PSICOTERAPIA PER L’INFANZIA

Sono ancora poche le strutture che ricercano e si occupano dei disturbi psichici e psicosomatici dei bambini, mentre appare sempre più evidente la necessità di intervenire sia sulle situazioni più gravi che su quelle più diffuse dovute allo stress che colpisce precocemente l’infanzia. L’obbiettivo ottimale e’ un’efficace opera di prevenzione quando non e’ ancora troppo difficile, ristabilendo il funzionamento fisiologico neurovegetativo naturale, che permette di non perdere il profondo senso di benessere, di. gioia, di vitalità, nonché le capacita! logiche e creative indispensabili per interpretare la vita da protagonisti.

Le modalità polidimensionali di cura prevedono:

Interventi individuali Interventi a gruppo, Interventi con la famiglia, Ateliers di espressività e di rilassamento.

TERAPIE FOCALIZZATE SU PROBLEMI, SINTOMI, DISTURBI PSICOSOMATICI

Centrate su problemi o su sintomi specifici.

Cura specifica dell’ansia e dello stress. Terapie per disturbi psicosomatici.

Alimentazione corretta.

IL PROGETTO DI RICERCA

LA PRIMA PARTE DEL PROGETTO.

LE RICERCHE.

Le ricerche svolte a tutt’oggi dalla S.I.F. sotto la direzione del dott. Luciano Rispoli sono state condotte prevalentemente con il metodo clinico dell’osservazione su pazienti individuali, su gruppi, su bambini sia in evoluzione spontanea sia in seguito a intervento terapeutico. In questa prima parte sono stati raggiunti i seguenti risultati:

  1. Sono stati studiati i processi funzionali psico-corporei dell’organismo individuando alcune leggi di base che li regolano, soprattutto nella interconnessione e nella interazione reciproca.
  2. Sono state individuate le grandi aree nelle quali e’ possibile raggruppare funzionalmente la molteplicità di processi e di funzioni che caratterizzano la psico-corporeità, nonché i sottopiani che le compongono.
  3. Si sono analizzati gli stadi evolutivi dell’infanzia in relazione alle aree e ai sottopiani funzionali individuati.
  4. Sono state trovate le alterazioni che possono intervenire nella struttura funzionale del Sé, e che sono fondamentalmente di tre tipi: a) ipotrofie o ipertrofie di processi, piani o aree funzionali; b) scissioni o separazioni tra aree, piani o all’interno di un singolo piano; c) irrigidimenti, ripetitività stereotipie dei singoli processi funzionali o di insiemi di funzioni. La combinazione di tali alterazioni individua quadri diagnostico-clinici complessi e caratteristici per ciascun individuo.
  5. La rappresentazione delle alterazioni del Sé in tali quadri diagnostici e funzionali ha permesso di cominciare a scoprire le connessioni con le patologie psichiche, somatiche o psicosomatiche, sia nella direzione del perché ci si ammala sia in quella del versante che prende l’ammalarsi.
  6. Le ricerche hanno condotto a strategie terapeutiche ben definite e particolari, più brevi ed efficaci, caratterizzate da effetti notevoli di remissione della sintomatologia, m particolare con quelle tipiche delle condizioni di stress cronico.
  7. Grande interesse hanno suscitato modificazioni che durante la terapia intervenivano a livello “micro”, nella regolazione di processi fisiologici (dalla frequenza cardiaca alla temperatura della palle, dalla sudorazione alla pressione sanguigna, dal metabolismo basale al funzionamento renale, dall’”osmosi” alla modificazione ormonale ad esempio nelle dismenorree o nelle amenorree, ecc.).

Tali modificazioni richiedono comunque una ulteriore verifica a livello quantitativo, oltre che qualitativo, ed aprono il campo della ricerca sui fenomeni sottili ed interni delle modificazioni microbiologiche, immunitarie, sui processi regolatori e quindi sullo stress e su malattie, come quelle cardiovascolari, che hanno una notevole base “psico-corporea” e che sono ai primi posti nella mortalità nel mondo.

LA SECONDA PARTE DEL PROGETTO.

Questa parte del programma globale del progetto si occupa in particolare di studiare il fenomeno dello STRESS sotto nuove prospettive, analizzando i meccanismi che tendono a cronicizzare uno stress di tipo fisiologico e quelli invece caratteristici di uno stato profondo di benessere. Si tratta, più specificamente, di riguardare alle ri-modificazioni che in pazienti affetti da stress cronico si riescono ad ottenere, e a rilevarle sia a livello qualitativo-soggettivo (ciò che percepiscono il terapeuta e il paziente) sia a livello quantitativo-oggettivo (indicatori psicofisiologici, presenza di sostanze nel sangue e nelle urine). Questi dati verranno incrociati con dati a carattere epidemiologico per verificare sia la condizione generale di pazienti affetti da un particolare quadro clinico (ad esempio cardiopatie) a partire da un’analisi funzionale della persona, sia i cambiamenti prodotti in seguito ad un intervento di terapia funzionale.

Lo scopo è quello di raggiungere a tappe i seguenti obbiettivi:

  1. Definire una scala di misurazione stress-benessere con parametri corporei che siano standardizzati e facilmente osservabili, una volta accertata la correlazione tra dati soggettivi, dati fisiologici rilevati con le strumentazioni e tali parametri corporei “esterni”.
  2. Avere un’ulteriore verifica della standardizzazione della scala stress-benessere incrociando i dati precedenti con dati ricavati dall’analisi del sangue e delle urine.
  3. Rilevare a livello epidemiologico tra gli infartuati la presenza di valori significativi tendenti allo stress nella scala studiata.
  4. Rilevare una tendenza a miglioramenti clinici degli infartuati incrociata con una tendenza al miglioramento di valori della scala stress-benessere in seguito a intervento di terapia funzionale su di essi.
  5. Verificare se esiste una dimensione dei fattori di rischio, in pazienti a rischio cardiaco, incrociata significativamente con un miglioramento di valori della scala stress-benessere in seguito a intervento di terapia funzionale su di esso.
  6. Ricavare un insieme di tecniche preventive dello stress che possano essere utilizzate su larga scala nella popolazione (a partire dalla condizione lavorativa nelle aziende) e che possono essere l’oggetto di una ricerca longitudinale nel tempo sull’incidenza di disturbi da ansia e da stress in un gruppo trattato con tecniche preventive confrontato con gruppi di controllo.
  7. Studiare tali tecniche anche in relazione alle cardiopatie verificando la loro efficacia di prevenzione in seno ad una popolazione campione.

Dalle ricerche già effettuate nella prima parte del progetto é emersa in modo chiaro la possibilità di diagnosticare prima ed incidere poi sulle condizioni di stress e sui rischi di cardiopatia, andando ben al di là dei recenti studi sulle tipologie di tipo A e di tipo B, volti ad analizzare e a cambiare gli “ stili di vita” ei “comportamenti” dei soggetti a rischio di infarto. E’ possibile infatti modificare funzionamenti psicofisiologici profondi sui i quali i consigli, il gruppo, la volontà non possono incidere se non in pochi soggetti. Ci troviamo proprio su quella frontiera tra psichico e corporeo alla quale i modelli di psicoterapia corporea e la S.I.F. in particolare si stanno da tempo interessando; siamo nel campo di quei meccanismi (a cui prima si é accennato) che producono nell’organismo un corto circuito di funzionamento, tendendo a rendere croniche le risposte da stress anche in assenza di agenti stressanti all’esterno. La ricerca ha come obbiettivo generale quello di studiare il più importante di questi meccanismi, la respirazione in tutte le sue differenti modalità di essere. La respirazione, infatti, gioca un molo di primo piano nella catena di comunicazione tra elementi corporei esterni (tono muscolare, ampiezza e intensità dei movimenti, rapporto tra fase inspiratoria ed espiratoria) ed elementi fisiologici interni (equilibrio tra vago e simpatico a livello neurovegetativo, produzione di ormoni, produzione di neurotrasmettitori, ecc.), tra “macro” e “micro”. Le recenti ricerche condotte dal dott. Rispoli nella S.I.F. hanno condono alla scoperta di una respirazione “diaframmatica profonda e spontanea” presente, in modo inequivocabile, nello stato di benessere. La si può facilmente trovare in tutti i bambini e riscontrare anche in adulti con basso livello di somatizzazioni e disturbi. La letteratura esistente sull’argomento é scarsa e comunque molto confusa. Molte tecniche agiscono sulla respirazione dando consigli totalmente contrastanti sia sul tipo di respirazione che sui ritmi, ed é necessario perciò fare finalmente chiarezza sull’argomento. La respirazione diaframmatici profonda e spontanea e’ caratterizzata da ritmi, movimenti muscolari ben precisi. Quando si riesce a reintegrarla nei pazienti, in terapia, appare evidente il cambiamento da uno stato di stress e di simpaticotonia ad uno di benessere e di vagotonia, e questo sia ad un esame visivo del paziente, sia ad un esame fisiologico, sia in relazione alle percezioni interne che il paziente avverte (calma, benessere, gioia, piacere, ecc.). Il punto focale é che non é la respirazione tout court a provocare questo stato di benessere profondo, ma solo la ricomparsa (come accade, e in modo eclatante, per tutti i pazienti che si presentano in terapia,) di quel tipo particolare di respirazione.

Le ricerche più recenti hanno individuato l’esistenza di una modificazione “ondulatoria”, con prevalenza alternata del vago o del simpatico, all’interno stesso dell’andamento quadrifase della respirazione (inspirazione, pausa, espirazione). Questo spiegherebbe più puntualmente la possibilità di prevalenza di un sistema rispetto d’altro in una condizione “cortocircuitata” (cioè al di là delle condizioni di realtà esterne), sul tipo di respirazione tendesse ad esempio a dare più spazio alle fasi che stimolano il simpatico rispetto al vago, con cronicizzazione graduale di una risposta da stress dell’organismo. Evidentemente, però, e’ altrettanto possibile intervenire e invertire il processo.

ORGANIZZAZIONE DELLA SECONDA PARTE DELLE RICERCHE

Questa seconda parte prevede in successione cinque fasi operative ed altrettante di elaborazione ed interpretazione dei dati.

Prima fase. In questa fase la ricerca si svolge nel setting della psicoterapia, ed e’ volta all’analisi dell’interpretazione di parametri soggettivi ed oggettivi, qualitativi e quantitativi. Si basa, per semplificare al massimo il primo passo di questa difficile concatenazione tra micro e macro, esclusivamente sulla tecnica terapeutica funzionale della “ricostruzione della respirazione fisiologica originaria”. I dati soggettivi del paziente e dell’osservazione del terapeuta vengono confrontati, durante la seduta, con quelli monitorati in maniera continuativa (ma non conosciuti da paziente e terapeuta) su alcune variabili base connesse al funzionamento del sistema nervoso autonomo.

Seconda fase. La seconda fase si svolge all’interno di un laboratorio e gli stessi dati soggettivi vengono confrontati non solo con le variabili del sistema vegetativo, ma anche con le modificazioni di alcune sostanze fondamentali presenti nel circolo sanguigno prima e dopo che si sia instaurata una respirazione fisiologica originaria. In queste prime due fasi vengono messi a punto dei parametri base sul senso di “benessere profondo”.

Terza fase. Nella terza fase vengono studiati e standardizzati fenomeni di stress acuto e cronico, attraverso una comparazione di dati soggettivi (dei pazienti) e oggettivi (modalità di respirazione, variabili succitate, variabili relative al tono muscolare di base di alcuni distretti, e alla mobilita e cronicità delle posture). In questa fase vengono studiati i meccanismi di cronicizzazione del fisiologico e del posturale e gli effetti di ritorno sulle condizioni di stress.

Quarta fase. Consiste in uno studio epidemiologico condotto in strutture ospedaliere di ricerca, nelle quali vengono confrontati i criteri messi a punto nelle prime tre fasi con i dati rilevati da pazienti cardiopatici.

Quinta fase. Vengono organizzati gruppi di sensibilizzazione e modificazione dell’attività respiratoria, del tono muscolare di base di alcuni distretti corporei o della cronicità di alcune posture, in stato di rilassamento (con l’aiuto diretto di psicoterapeuti funzionali), della durata di 2-3 mesi, seguendo nel tempo le modificazioni dei soggetti alle condizioni di stress acuto e cronico.

Al termine di questa quinta fase sarà possibile individuare le linee successive di ricerca, dando in esse, comunque, più spazio ad interventi operativi atti a diminuire e combattere gli effetti primari e secondari delle condizioni di stress cronico e i fattori di rischio delle Cardiopatie.

STRUMENTAZIONE, METODOLOGIE ED EQUIPE DI RICERCA.

Questo capitolo era stato in un primo tempo riportato in una stesura in inglese, facente parte di un prototipo di progetto internazionale presentato all’Human Frontier Science Program di Strasburgo, come possibile strada da percorrere nella ricerca scientifica del prossimo futuro. Poiché i costi in $ e i dettagli operativi erano del tutto indicativi non c’é sembrato opportuno continuare ad includerlo, anche per non entrare in particolari del progetto che devono venire alla luce solo dopo l’avvio del progetto stesso. Abbiamo lasciato solo la bibliografia ristretta agli autori che operano all’interno della S.I.F. Alla direzione e all’equipe di ricerca, comunque, è assicurata la partecipazione e l’appoggio di studiosi, docenti, ricercatori di grossa levatura internazionale. Ci auguriamo comunque che sia il nostro paese a cogliere rapidamente le potenzialità che si dischiudono in questa direzione, e a porsi, con investimenti di entità assolutamente non eccezionale, all’avanguardia nel settore della lotta allo stress e alle malattie connesse, per il recupero delle capacità profonde di salute e benessere.

OPERATIVITA’ DELLE FASI 1-2-3

PROGETTO ANTISTRESS SU NUOVE METODOLOGIE FUNZIONALI

Operatività delle fasi 1, 2 e 3

A livello operazionale le fasi 1, 2 e 3 del Progetto sono costituite, dai seguenti stadi e processi.

  1. a) Una verifica, attraverso metodi di rilevazione scientifica oggettiva, dei risultati ottenuti dalle metodologie antistress

Tale verifica si ottiene incrociando i dati soggettivi dell’operatore (e dei soggetti) sullo stato di benessere ottenuto dopo un trattamento antistress funzionale, con i dati biofisiologici del soggetto, che siano sicuri e oggettivi indicatori di un movimento nella direzione di condizioni biologiche profonde di benessere.

  1. b) La conferma della validità di tali metodologie antistress funzionali porta ad una conferma che piani e livelli su cui intervengono tali metodologie sono proprio quei piani e livelli che, nel continuum di funzionamento dal macro al micro, sono investiti dai processi di cortocircuitazione dei funzionamenti fisiologici e di alterazione nel senso di cronicizzazione dello stress.

Possiamo anche dire che su tali piani risiedono funzioni dl regolazione generale del complesso sistema di equilibrio psicofisico dell’organismo.

  1. c) Le rilevazioni delle modificazioni e dei dati biofisiologici profondi vengono incrociate con le rilevazioni dei dati fisiologici più accessibili, che possono assumere il ruolo di indici diretti della condizione di stress o di benessere.
  2. d) E’ possibile allora mettere a punto un’analisi delle condizioni dl funzionamento dl tali particolari piani e processi funzionali in relazione alle condizioni dl stress e dl benessere e delle condizioni intermedie. Questo significa la possibilità dl rilevazione diretta della condizione psicofisica del soggetti, anziché indiretta, come è quella del non molti strumenti oggi esistenti, che rilevano comunque solo gli effetti dello stress, effetti individuali e perciò poco significativi ed aleatori ai fini di una efficace standardizzazione.
  3. e) Può essere costruita una scala stress-benessere costituita da alcune condizioni fondamentali tra due estremi. Gli estremi vengono fissati per estrapolazione dei dati ottenuti nelle misurazioni reali.
  4. f) Costruita una scala di misurazione diretta dello stress, tale scala va ulteriormente verificata e testata incrociandola sia con i cambiamenti e le modificazioni che si ottengono con le metodologie antistress funzionali, sia incrociandola con i metodi precedenti di rilevazione

La scala andrà successivamente utilizzata su campioni di popolazione normale, a rischio o affetta da patologie già in atto (infarti, neoplasie, etc.)

I dati accumulati in questa fase successiva della ricerca permetteranno di accrescere le conoscenze, accrescere la precisione misurativa e la capacità predittiva della scala stessa. Il software necessario a questa fase sarà tanto più efficace quanto più dati saranno stati incamerati e processati dalla struttura di elaborazione centrale in questo e nei precedenti passaggi.

In tutti questi passaggi operazionali è indispensabile delimitare i campi di rilevazione, gli elementi presi in considerazione, le tecniche dl confronto e di incrocio mettendo a punto:

–        le corrette procedure di rilevazione e elaborazione dei dati,attraverso l’elaborazione di know how e di software specifici;

–        le apparecchiature di rilevazione di dati fisiologici accessibili (non intrusivamente), attraverso la riorganizzazione delle apparecchiature sino ad oggi disponibili in commercio, ristrutturandole in apparecchiature specifiche.

Procedura

  1. a) Vengono acquisiti i dati soggettivi dell’operatore e del soggetto mediante colloquio, tendenti a stabilire se il soggetto è arrivato a una condizione di benessere superficiale, media, profonda e il momento in cui, in una scala dei tempi, questo è avvenuto.
  2. b) Vengono monitorate le funzioni fisiologiche maggiormente connesse alle condizioni di stress o di benessere attraverso apparecchiature di lettura e computerizzazione dei dati sulla medesima scala dei tempi.

Le funzioni monitorate sono:

  • Arrousal neurovegetativo: sudore, conducibilità, etc.
  • Frequenza, battito
  • Pressione sanguigna
  • Temperatura periferica
  • Modalità respiratoria
  • Potenziale elettromiografico.
  1. c) I dati vengono immessi, attraverso un diagramma di flusso e di feedback, nell’elaboratore centrale.
  2. d) Vengono misurati i dati delle condizioni biofisiologiche profonde, mediante analisi dei liquidi corporei (in particolare urina e sangue).
  3. e) Tali dati vengono incrociati con i precedenti.
  4. f) Vengono rilevati i dati indiretti delle condizioni di stress tramite questionari.
  5. g) Anche questi dati vengono incrociati con i precedenti.
  6. h) Si avvia una procedura di processazione dei dati ordinati in ipotesi standardizzate di condizioni “discrete” tra quelle estreme rilevate.
  7. i) Vengono calcolati gli indici di significatività statistiche delle correlazioni.

1)    Vengono agglomerati i punti corrispondenti alla singola situazione (pre-trattamento, post-trattamento) in prossimità di posizioni baricentriche.

  1. m) Vengono individuati i punti della scala ed estrapolati i due estremi.
  2. n) Vengono standardizzate le procedure di misurazione diretta tramite software.
  3. o) Vengono standardizzate le spiegazioni procedurali tramite software.
  4. p) Viene realizzato un diagramma operativo di flusso per l’estensione e la taratura su più vasta scala.

Prodotti finali, loro ricaduta e loro applicazione

I prodotti che si ottengono al termine di queste operazioni sono essenzialmente di cinque tipi:

1)    Uno strumento di misurazione e rilevazione delle condizioni di stress, con relative tecnologie applicative, il quale, poiché si riferisce a condizioni aspecifiche del funzionamento dell’organismo raggiungibili direttamente attraverso elementi psicofislologici accessibili, è applicabile su larghissima scala.

Le possibili ricadute di questo primo prodotto sono già esse sole, in maniera del tutto evidente, di grandissima portata.

Una scala diretta stress—benessere potrebbe essere utilizzata (tramite il semplice uso di tecnologie applicative e di brevi corsi di formazione) in un numero molto vasto di situazioni. I principali grandi potenziali clienti sarebbero, ad esempio, le grandi aziende, che potrebbero verificare le condizioni di affidabilità e capacità produttiva dei quadri a vario livello, i soggetti a rischio, la diffusione nei propri dipendenti di “malattie funzionali da stress” (per lo spreco delle energie e delle risorse che ne deriva), i fattori del mondo del lavoro che aggravano o alleviano le condizioni di stress.

Ma clienti significativi sarebbero anche tutte le strutture sanitarie, sia pubbliche che private, dal momento che la ricerca scientifica sulle stesse tematiche ha oggi dimostrato la correlazione strettissima tra stress e varie gravi condizioni patologiche tra le più diffuse (quali quelle cardiache, i tumori, il diabete, l’insonnia; oltre ad un’altra serie di disfunzioni molto comuni, quali l’ansia, le cefalee, i dolori aspecifici, l’astenia, la perdita di capacità sessuali, ecc). Clienti sarebbero infine anche le strutture che operano sui problemi del lavoro (sindacati, assicurazioni, ecc).

Il prodotto finale è costituito da un software di procedure di misurazione della scala dello stress, che bilanci ed elabori gli imputs misurati. Accanto al software la ricerca è finalizzata alla rielaborazione possibile delle apparecchiature di hardware utilizzate per la misurazione, in un progetto di ottimizzazione.

2) Uno strumento di misurazione predittivo rispetto alla presenza nel soggetto di eventuali condizioni di rischio di patologie gravi.

Questa capacità predittiva viene raggiunta dopo la taratura della scala in relazione ad una ricerca epidemiologica, prevista nelle fasi 4 e 5 del progetto.

L’utenza di tale prodotto è essenzialmente il mondo della sanità pubblica e privata in relazione ad una attività efficace di prevenzione e diagnosi precoce.

Il software relativo è ottenuto dall’utilizzazione del software precedente modificato rispetto ai dati accumulato e processati nelle fasi 4 e 5.

3) Uno strumento di verifica delle cure per lo stress

Anche in questo caso i clienti potenziali interessati ad un tale prodotto sarebbero presenti in un campo a vastissimo raggio, essendo queste malattie e lo stress mali sociali per eccellenza.

Naturalmente la gestione di questo secondo prodotto prevede tutta una serie di passaggi e di messe in opera: da centri di formazione a centri di sperimentazione, da centri per Il trattamento antistress per il mondo del lavoro a centri per il trattamento antistress per l’utenza più diffusa, da centri antistress gestiti in proprio (dai soggetti e dagli enti che hanno effettuato la ricerca e messo a punto il prodotto) a centri convenzionati in franchising, a centri che rientrano nella sanità pubblica e ai quali è necessario fornire il necessario supporto tecnologico e scientifico, se si vuole ottenere una presenza corretta (un trattamento antistress efficace) e diffusa del trattamento antistress nel mondo sanitario pubblico e privato.

Il prodotto finale in termini di software e di rielaborazione dell’hardware è il medesimo del prodotto numero uno.

4) Un quarto prodotto è rappresentato dalla conoscenza scientifica e del know how sul funzionamento dello stress e del circuito psicofisico degli organismi umani. Questo potrebbe produrre la possibilità di “stimolare” una cultura antistress, con una serie di attenzioni, di norme preventive, di interventi semplici, da diffondere a livello di comunità. In questo caso i potenziali utenti sono costituiti dalle istituzioni pubbliche e di comunità: dai comuni e le regioni al ministero della sanità, dal mondo della scuola alle strutture per la salute e per l’ambiente sia nazionali che internazionali, con particolare riferimento all’OMS, che su questi temi è estremamente sensibile e pronta a far partire piani e progetti finanziati di intervento di larghissima portata.

5) Il quinto prodotto è rappresentato dalla standardizzazione delle procedure di ricerca messe in atto nelle fasi 1, 2 e 3, alle quali potrebbero essere interessate come utenti le strutture di ricerca pubbliche e private, sia nazionali (CNR, università) – che Internazionali (laboratori di ricerca, fondazioni, università private, ecc.)

Durata della ricerca

12 mesi scandita in 3 fasi

Operatori

Direzione generale scientifica

Direzione software

Equipe 5 operatori nel campo

Segreteria

Struttura

La ricerca 81 svolge in tre strutture differenti.

La parte di rilevazione dei dati fisiologici in collegamento o meno con l’intervento “funzionale” nonché l’elaborazione di tali dati avrà luogo nelle strutture scientifiche deputate.

La parte di analisi cliniche è affidata alle strutture cliniche.

La parte dl rielaborazione dell’hardware è svolta nelle strutture della “Futura”.

Sono previste le consulenze di docenti universitari del settore biologico-psicologico e l’uso dl testi Internazionali più recenti nel settore.