Stress cronico: Il tessuto di base per lo sviluppo dell’artigianato.

Luciano Rispoli, 1997.

Turismo e valorizzazione dell’artigianato si rafforzano a vicenda, perché il turista è il primo estimatore di un prodotto originale tipico del luogo. Ma l’artigianato ha bisogno di un tessuto sottostante efficiente per potere decollare e prosperare, un tessuto fatto di elementi strutturali ma anche di indispensabili elementi culturali e psicologici.La crisi dell’artigianato.


Napoli ha perso molti posti di lavoro nell’ambito delle imprese artigiane: nel settore della ceramica, in quello vetriero, in quello nautico, in quello della ghisa, in quello dei grandi motori, e in altri settori ancora. Ferdinando Bartolo, segretario del Suniat, ci fornisce questi dati dolenti, stimando in circa 6-10.000 posti la perdita totale di addetti ai vari settori relativi all’artigianato napoletano. E’ indubbio che un vero “rinascimento” per la nostra città non avverrà senza una ripresa notevole dell’occupazione; ripresa che non potrà essere sostenuta interamente e unicamente dal turismo. D’altra parte la passata illusione che il lavoro da noi potesse venire dalle grandi industrie oggi è completamente crollata mostrando il vero volto di quelle che erano definite “le cattedrali nel deserto”; così come sta crollando la vecchia ideologia del “posto pubblico”. D’altra parte sono anche finiti i tempi dell’assistenzialismo facile, dei contributi a pioggia dall’alto, di uno Stato centrale che convoglia masse di aiuti economici al Sud. Probabilmente il Mezzogiorno dovrà sempre più basarsi sulle proprie risorse e sulle proprie capacità.

Artigianato e turismo

In questo quadro assume, dunque, un’importanza fondamentale la piccola impresa artigiana, poiché è l’unica che può mettere a frutto in modo pieno le risorse creative della nostra città, e in più affiancarsi in modo perfettamente complementare allo sviluppo del turismo. Turismo e valorizzazione dell’artigianato si rafforzano a vicenda, perché il turista è il primo estimatore di un prodotto originale tipico del luogo. Ma l’artigianato ha bisogno di un tessuto sottostante efficiente per potere decollare e prosperare, un tessuto fatto di elementi strutturali ma anche di indispensabili elementi culturali e psicologici.

Gli elementi di sviluppo

Gli elementi strutturali e infrastrutturali sono ben noti per cui non mi ci soffermerò particolarmente. Uno dei più importanti è il poter accedere facilmente a crediti agevolati con tassi d’interesse realmente accettabili. E’ necessario anche che vi siano facilità di trasporto per le merci, punti di scambio efficaci tra grossisti e dettaglianti, reti commerciali, e così via. Per la piccola e piccolissima impresa è indispensabile, inoltre, uno sportello di consulenza e di aiuto fornito dalle amministrazioni, perché non è possibile che ci si possa permettere i costi proibitivi di esperti di marketing, di ricerche di mercato, di studi di fattibilità, di agganci ai mercati nazionali o internazionali. Ma tutto questo (che già è molto) non basta del tutto. L’impresa artigiana ha bisogno di spazi per fiorire, fatti di apprezzamento per i suoi prodotti, di interessi, di desideri, di incentivi a comprare. E’ perciò che anche le condizioni culturali e psicologiche assumono un posto di notevole rilievo nello sviluppo dell’artigianato. Il prodotto artigianale deve possedere qualcosa che lo caratterizza e che lo rende per certi versi molto più attraente del prodotto di serie della grande industria; deve porsi al confine tra arte e produzione. Il prodotto artigianale deve avere un suo fascino, deve avere una sua capacità di arrivare al cuore delle persone. Ma anche il pubblico deve, per contro, essere sensibilizzato al pezzo artigianale, deve poter trovare un terreno fertile e preparato. Invece è troppo frequente al giorno d’oggi sentir dire che i prodotti migliori sono quelli delle grandi marche. C’è un inseguire “modelli di massa” più che gusti originali: le stesse scarpe, quel tipo di orologio, la cucina della grande fabbrica, il mobile pubblicizzato in televisione. Dunque ci troviamo di fronte a problemi di tre ordini differenti: la pubblicità e la promozione in genere; la creatività e il gusto nella produzione; l’apprezzamento del pubblico e il gusto diffuso per il prodotto artigiano. La creatività si rivela centrale nel dotare di interesse e gusto sia il prodotto che la modalità di farlo conoscere alla gente; centrale dunque per i primi due punti.

Ansia e stress nemici dell’apprezzamento del prodotto artigiano

E’ altrettanto importante, però, che il pubblico apprezzi e ricerchi il prodotto artigiano; che gli attribuisca il giusto valore preferendolo per tanti aspetti a quello di serie (a volte addirittura anche più costoso). Ma perché questo accada deve essere sradicata l’idea che il prodotto di serie possa essere migliore, o che possa rappresentare uno “status symbol”; e deve ritornare invece nelle persone il desiderio di cercare qualcosa che corrisponda al proprio gusto, comprare ciò che viene considerato bello dall’acquirente e non da altri. Lo stress della vita di oggi porta a fare tutto in fretta, con ansia, senza gusto, senza piacere di soffermarsi a cercare proprio la cosa che più soddisfa. Si deve, invece, sviluppare anche la creatività del compratore, il gusto personale, il piacere di pensare a come si desidera che sia l’oggetto da comprare. Si deve ritrovare il tempo per andare a scovare qualcosa di artistico, che abbia un valore in più che il prodotto in serie della grande fabbrica non può mai possedere. E questo dovrebbe valere non solo per ciò che si acquista nel privato ma anche per ciò che si acquista nel pubblico. Non è detto che per l’arredo urbano, ad esempio, si debba ricorrere sempre e solo a ditte esterne: i nostri artigiani saprebbero fare sicuramente meglio.

La promozione

Bisogna dunque che ciascuno faccia la propria parte per invertire la tendenza che ha fatto chiudere tante imprese artigiane: le amministrazioni, gli enti pubblici, le imprese, il pubblico che acquista. E’ necessario per prima cosa una promozione culturale a largo raggio dei prodotti dell’artigianato e del loro pregio: attraverso manifestazioni, mostre, eventi pubblici, dibattiti, presentazioni, sia a livello locale che nazionale, utilizzando anche tipiche modalità di ricerca-azione (inchieste che riorientano i gusti del pubblico). In particolare bisogna sviluppare una campagna di valorizzazione dei nostri prodotti tipici anche all’estero al fine di ampliare i mercati possibili. Artigianato è però, come abbiamo detto, anche inventiva. E quindi accanto ai prodotti tipici si può e si deve sviluppare la presenza di nuovi prodotti, di nuove idee, perché le risorse e le capacità dei nostri artigiani siano utilizzate a tutto campo. In tal senso anche le imprese devono rinnovarsi; attraverso, ad esempio, l’aiuto di esperti, attraverso stages sulla creatività, attraverso seminari specifici. Nulla vieta che varie imprese si mettano insieme per condividere queste attività di rinnovamento, diminuendo così drasticamente i costi necessari. A tal proposito, anzi, andrebbe ripresa l’idea di consorzi con una partecipazione determinante dell’ente Comune. E infine andrebbe recuperata la capacità manuale di tanti vecchi artigiani rivalorizzando una modalità di formazione “a bottega”, che sta rischiando di scomparire e che invece è di una qualità insostituibile per la sapiente mescolanza della pratica con la teoria, e per la possibilità di apprendere tramite imitazione diretta.

L’artigianato nei centri storici

In una ricerca di cui mi sto recentemente occupando, in collegamento con l’Università di Napoli, si mettono a fuoco proprio le esigenze di ripartire dal territorio, dalle sue peculiarità, dalle risorse esistenti se si vuole costruire un indirizzo di sviluppo che non sia calato dall’alto e che valorizzi la cultura del luogo. L’artigianato è da sempre collegato con l’attività di zone antiche della città e con queste dovrebbe continuare ad avere un grosso rapporto di coesistenza. Il tessuto dei centri storici può essere completamente risanato solo se viene riprogettato insieme al rifiorire di piccolissime botteghe artigiane che producano e vendano direttamente all’utenza, in specie quella turistica. “Leggere” il territorio prima di pensare ai vari interventi è dunque di importanza fondamentale: leggerlo, in particolare, con una visione complessa che tenga conto di tutti i suoi vari livelli, di tutte le sue funzioni, e nello stesso tempo della globalità e della unitarietà che lo caratterizza. Leggerlo, infatti, significa ripartire dalle condizioni e dalle ricchezze esistenti (quelle più evidenti ma anche quelle più nascoste) alfine di progettare, con spirito innovativo ma utilizzando anche le risorse delle antiche conoscenze, una ripresa a largo respiro del nostro artigianato e della nostra creatività.