Stress cronico: Ormoni, Neurotrasmettitori e Stress.

Luciano Rispoli, Aprile 2008.

I livelli di Stress sono condizionati o favoriti dall’azione degli ormoni e dei neurotrasmettitori, sostanze messaggere come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Alti livelli di stress possono causare una cattiva produzione di queste sostanze ed alterare il funzionamento dell’individuo.


I neurotrasmettitori

Il GABA è il neurotrasmettitore inibitorio di gran lunga più importante perché implicato nella fisiopatogenesi dell’ansia. Il GABA infatti rende il neurone refrattario agli stimoli eccitatori e inibisce la trasmissione nervosa. Nell’ansia vi è certamente una riduzione dei livelli del GABA e ciò spiega l’agitazione dell’ansioso. I farmaci tranquillanti il cui capostipite è il “valium” vanno a legarsi proprio ai recettori del GABA.

La dopamina è uno dei principali neurotrasmettitori del “cervello emozionale”.

Catecolamina endogena precursore della noradrenalina è un’agonista dei recettori (R) d – a – b 1 adrenergici.

All’interno del cervello la dopamina funziona da neurotrasmettitore, tramite l’attivazione di recettori specifici D1, D2 e D3 subrecettori. Ma è anche un neuro ormone rilasciato dall’ipotalamo. La sua principale funzione come ormone è quella di inibire il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore dell’ipofisi.

La dopamina è stimolata dalle feniletilamine.

Oltre ad avere un grande ruolo nel coordinamento del comportamento motorio (un deficit di questo sistema costituisce la sintomatologia del morbo di Parkinson), la dopamina è determinante per i comportamenti adattativi e le conseguenti implicazioni affettive. I processi emozionali del piacere e della ricompensa sono regolati dalla dopamina al pari delle gratificazioni conseguenti al mangiare, al bere, al riprodursi, al successo nella lotta e nella competizione. L’euforia connessa allo scampato pericolo è orchestrata dalla dopamina. La trasmissione dopaminergica risulta dunque correlata alla fisiologia del rinforzo psicologico e quindi è determinante anche nei processi di apprendimento.

Le endorfine fanno parte della famiglia dei neuropeptidi e sono molto importanti nella modulazione della percezione del dolore e per il tono dell’umore. L’azione è morfino-simile e i derivati dell’oppio si collegano agli stessi recettori delle endorfine. Ciò spiega la gravità della dipendenza da eroina, che si sostituisce al ruolo naturale delle endorfine che così non vengono più prodotte dall’organismo. Le endorfine hanno un’azione inibitoria sui neuroni con cui stabiliscono un legame a livello dei recettori. Importante è la loro presenza nelle strutture del sistema limbico e questo spiega l’influenza sui comportamenti e sulla risonanza psichica delle emozioni. Vari esperimenti confermano il ruolo delle endorfine, di concerto con dopamina e noradrenalina, nel meccanismo della cosiddetta ricompensa cerebrale che favorisce il ripetersi dei comportamenti tendenti alla soddisfazione dei bisogni organici connotati con l’esperienza del piacere. Sulle endorfine è bene dire qualcosa di più: oggi sappiamo il grande ruolo che esse hanno nell’abolizione del dolore, al pari della morfina che è il più potente antidolorifico usato in medicina. L’analgesia non farmacologica (che può essere ottenuta con varie tecniche, come l’agopuntura, l’ipnosi, la stimolazione elettrica, l’uso di placebo, e soprattutto le tecniche Funzionali, in particolare quelle antistress messe a punto per Zerostress) ha indubbiamente la sua spiegazione nel ruolo delle endorfine. Tutte le forme di dipendenza (quindi non solo quelle da sostanze) possono avere un supporto notevole nell’attività delle endorfine. Se per esempio prendiamo in considerazione l’effetto pacificante della meditazione buddista o della preghiera per altre religioni, vediamo che queste attività portano ad un leggero aumento delle endorfine, che danno appunto un senso di pace e di appagamento. Ciò spiega la “dipendenza” da queste pratiche e il rinforzo nella religiosità. Bisogna però vedere quali metodiche riescono a innalzare in modo veramente sensibile e significativo i livelli di endorfine.

La serotonina (5-idrossitriptamina, 5-HT) è un neurotrasmettitore monoaminico sintetizzato nei neuroni serotoninergici nel sistema nervoso centrale, nonché nelle cellule enterocromaffini nell’apparato gastrointestinale. E’ implicata nella regolazione di sonno, umore, appetito, sessualità. Coinvolta in depressione, disturbo bipolare, ansia, emicrania. La serotonina è importante per dormire bene, per la regolazione del nostro orologio interno, per la regolazione della temperatura corporea, per la contrazione della muscolatura liscia dei vasi, dell’intestino, dei bronchi, dell’utero e della vescica, nella regolazione dell’automatismo intestinale, nella modificazione della pressione arteriosa. Interviene nei processi allergici e infiammatori, riduce il tempo si sanguinamento, è determinante nella sintomatologia dell’emicrania, etc. E’ sintetizzata dall’aminoacido triptofano, precursore anche della melatonina. Il triptofano deve essere assunto dall’esterno: cioccolato, avena, banane, datteri, latte e latticini. Ecco perché un bicchiere di latte la sera favorisce il sonno. La serotonina viene convertita in melatonina. La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale, preposto al ritmo veglia-sonno. La serotonina neutralizza l’azione del cortisolo (l’ormone dello stress).

L’adrenalina o epinefrina è (insieme alla noradrenalina) un ormone secreto dalla porzione midollare della ghiandola surrenale e un neurotrasmettitore rilasciato dal corpo in situazioni di stress acuto. Appartiene a una classe di sostanze attive farmacologicamente di nome catecolammine, contenendo nella propria struttura sia un gruppo amminico che un orto-diidrossi-benzene, il cui nome chimico è catecolo. L’adrenalina è ritenuta il mediatore chimico principale della trasmissione nervosa del sistema simpatico, nonostante gli effetti della sua somministrazione sono in parte differenti da quelli ottenuti tramite stimolazione diretta del simpatico. Comunque, l’aumento di adrenalina (o la stimolazione del sistema nervoso simpatico) causa una preparazione dell’organismo a una situazione detta di “Attacco o fuga”, cioè crea tutte quelle modificazioni dell’organismo che mettono in grado il soggetto di affrontare con efficacia ed energia uno stressor, un ostacolo improvviso, un intervento che richiede forza e lucidità intense immediate. Quando si determinano condizioni di eccitazione, stress, paura, ansietà o anche di freddo, l’ipotalamo stimola per via nervosa la sostanza midollare dei surreni a produrre adrenalina e noradrenalina, i cui livelli nel sangue crescono fino a raggiungere concentrazioni 300 volte superiori a quelle normali. Attraverso il flusso sanguigno, gli ormoni raggiungono recettori specifici (detti adrenergici) situati nel fegato, nei muscoli scheletrici, nel cuore e nel sistema vascolare, producendo in genere effetti stimolanti, tranne che sul tubo digerente. Vasocostrittore periferico, l’adrenalina aumenta il tasso di glucosio nel sangue, causa il pallore visibile, aumenta la pressione sistolica e diastolica e la frequenza cardiaca; mentre al contrario rilassa la muscolatura bronchiale e addominale (mette a riposo la digestione e la peristalsi per permettere al soggetto di agire con tutte le energie e senza problemi di movimenti gastroenterici). Per questo l’adrenalina è efficace nei casi di crisi ipoglicemica da insulina, di arresto cardiaco, di shock anafilattico.

La noradrenalina (o norepinefrina) è una catecolamina ed una fenetilamina rilasciata dalle ghiandole surrenali come ormone nel sangue, ed è anche un neurotrasmettitore nel sistema nervoso. In quanto ormone dello stress, coinvolge parti del cervello umano dove risiedono i controlli dell’attenzione e delle reazioni. Insieme all’adrenalina, provoca la risposta dell’organismo a eventi da affrontare con immediatezza ed energia, attivando il sistema nervoso simpatico, per aumentare il battito cardiaco, rilasciare energia sotto forma di glucosio dal glicogeno, e aumentare il tono muscolare. La noradrenalina “setta” i livelli di energia del nostro corpo. Senza noradrenalina nel cervello, ci si sentirà sempre stanchi.

GLI ORMONI

Il cortisolo è un importantissimo ormone prodotto dalla ghiandola surrenale. È un ormone di tipo steroideo, derivante cioè dal colesterolo, ed in particolare appartiene alla categoria dei glucocorticoidi, di cui fa parte anche il corticosterone (meno attivo). Il cortisolo viene sintetizzato su stimolazione dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH), prodotto dall’ipofisi. La sua azione principale consiste nell’indurre un aumento della glicemia. Questo aumento viene ottenuto stimolando la gluconeogenesi epatica; si parla perciò di una sua azione anti-insulinica. I livelli di cortisolo seguono un ritmo circadiano: i livelli più elevati sono presenti la mattina al risveglio, i più bassi la sera. Lo stress, l’esercizio fisico, la gravidanza, i farmaci contenenti estrogeni, il carbonato di litio, il metadone e l’alcool etilico possono far aumentare i livelli di cortisolo. Ulteriore funzione, non meno importante, è quella di contrastare le infiammazioni, in quanto il cortisolo ha una azione anti-immunitaria: questo è il motivo per cui molti farmaci anti-infiammatori si basano sull’utilizzo di questo ormone. Il cortisolo, infine, riduce la capacità dell’organismo di produrre il testosterone.

La prolattina (PRL) è un ormone secreto dall’ipofisi anteriore che ha come organo bersaglio la mammella. Si tratta quindi di un ormone tipicamente femminile che in epoca puberale interviene insieme agli estrogeni allo sviluppo del seno. La PRL ha un’emivita di circa 50 minuti e viene metabolizzata prevalentemente a livello epatico. La sua secrezione è principalmente sotto il controllo inibitorio della dopamina. La dopamina blocca la sintesi e la secrezione della PRL. La prolattina, come dice il suo stesso nome, è un ormone importantissimo per la lattazione. Una secrezione inferiore alla norma durante l’allattamento riduce sensibilmente la produzione di latte da parte delle ghiandole mammarie. La prolattina risulta raggiungere dei picchi di presenza nel corpo della donna durante le ore notturne, tra le 4 e le 7. È presente in piccole quantità anche nell’uomo. Gli effetti di questo ormone sull’organismo maschile non sono ancora stati completamente definiti. Un’ipersecrezione di prolattina nell’uomo si correla a mancanza di desiderio sessuale, ginecomastia ed impotenza. Una funzione della prolattina è infatti quella di inibire il testosterone e mobilizzare gli acidi grassi. Il livello di prolattina nel sangue è collegato agli altri cosiddetti “ormoni dello stress” come cortisolo ed ACTH (corticotropina). Si è infatti visto che la secrezione di questo ormone aumenta considerevolmente in stato di stress. Ad esempio, nello sport si ipotizza che alte concentrazione di prolattina siano correlate a quello che viene definito superallenamento, ovvero una condizione fisica in cui, a causa degli eccessivi allenamenti ed impegni agonistici, l’organismo non risponde adeguatamente agli stimoli allenanti e tende ad abbassare sempre più il proprio livello di prestazioni.

L’ormone somatotropo (o GH growth hormone) è un ormone prodotto dalla ghiandola pituitaria (ipofisi) su stimolazione del growth hormone-releasing factor (o GHRF), sostanza prodotta dall’ipotalamo, ed è da un punto di vista metabolico un ormone anabolizzante. Lo stimolo essenziale per la liberazione del GHRF è l’ipoglicemia (causata ad es. dal digiuno o da somministrazione di insulina). La sua produzione è aumentata dall’esercizio fisico, dal sonno profondo, dall’ipoglicemia e da una dieta proteica. La liberazione è stimolata anche dalla febbre e soprattutto dagli stress. Dunque anch’esso viene definito, insieme ad altri, un ormone dello stress.

Il testosterone è l’ormone maschile per eccellenza. E’ un ormone steroide del gruppo androgeno prodotto soprattutto dalle cellule di Leydig nei testicoli e, in minima parte, sintetizzato nella corteccia surrenale. È presente anche nella donna, ma come prodotto intermedio nella sintesi degli estrogeni. Contribuisce a garantire la fertilità, in quanto agisce sulla maturazione degli spermatozoi nei testicoli. Influenza qualità e quantità dello sperma prodotto, poiché agisce anche sulle vie seminali e sulla prostata, organi per la produzione di sperma. Il testosterone regola anche il desiderio, l’erezione e la soddisfazione sessuale: ha infatti la funzione di “mettere in sincronia” il desiderio sessuale con l’atto sessuale vero e proprio, regolando l’inizio e la fine dell’erezione del pene. Il testosterone permette di avere erezioni durature e potenti, muscoli e ossa forti, aumenta la voglia di dominio, migliora la qualità del sonno. Quando si vuole conquistare una donna il corpo secerne una quantità di testosterone notevole per rendere il maschio più attraente (ed eventualmente per prepararsi alla lotta per la conquista). In tal senso anche il testosterone rientra in quegli ormoni che sono legati a una condizione di stress acuto, momentaneo, aiutando l’organismo del maschio a prepararsi al “combattimento”, alla conquista della donna. Il cortisolo riduce la capacità dell’organismo di produrre il testosterone. Cortisolo e testosterone, infatti, hanno un comune precursore, il pregnolone, che con l’aumentare dello stress si trasforma in cortisolo anziché in testosterone.

Disturbi psichici e neurotrasmettitori

Le patologie depressive (quali che siano i sottili meccanismi che ne costituiscono i funzionamenti) sembrano essere connesse con un’alterazione funzionale dei sistemi della noradrenalina e della serotonina, mentre i disturbi psicotici deriverebbero da un’alterata trasmissione della dopamina. Gli effetti dei farmaci antidepressivi (che hanno come capostipite il prozac) e che agiscono impedendo la ricaptazione della serotonina sembrerebbero confermare le ipotesi formulate, insieme al meccanismo d’azione di antidepressivi più vecchi che prolungavano invece l’azione della noradrenalina.  Sicuramente non è giusto considerare la serotonina come il principale neurotrasmettitore coinvolto nella depressione poiché anche il sistema noradrenergico ha un ruolo primario. In ogni caso esiste un’interazione complessa tra i neurotrasmettitori e i neuromodulatori la cui precisa comprensione è ancora da realizzare.

Stress e alterazioni di ormoni e neurotrasmettitori

Ogni 25 ore il nostro orologio interno viene “settato”. E il sonno dipende in modo determinante dall’orologio interno. Il primo segno di stress è quindi un sonno cattivo. Nello stress cronico, anche la risposta ormonale di adattamento è cronicamente alterata, comportando affaticamento ed indebolimento generale. Insorgono facilmente malattie. I processi di crescita, ricambio e riparazione dei tessuti vengono ritardati. Lo stress può causare un aumento del livello degli ormoni androgeni, aggravando la caduta dei capelli. Ciò è particolarmente evidente nelle donne, dove il livello di androgeni prodotti dalla ghiandola surrenale aumenta. Infatti sotto stress ad esempio l’acne aumenta e le donne saltano qualche ciclo. 

Sostanze messaggere come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina sono tra le principali sostanze chimiche che iniziano a funzionare male. Lo stress può causare una cattiva produzione di queste sostanze. Negli individui soggetti a stress, il livello degli zuccheri nel sangue si alza e ridiminuisce rapidamente ed in modo irregolare.

Rimedi per lo stress e i neurotrasmettitori implicati

In condizioni di stress bisogna assumere zuccheri sotto forma di carboidrati complessi, come cereali, riso, pasta, pane e patate. Questi cibi rilasciano gli zuccheri in modo più lento. Evitare anche troppo caffè, tè, cioccolata, coca cola, zuccheri semplici (lattosio del latte, fruttosio della frutta, miele, canna da zucchero in grandi quantità). Questi zuccheri sono assorbiti così rapidamente che mettere sotto la lingua del miele ha gli stessi effetti di fare una iniezione endovena zucchero. Evitare le bevande alcoliche (ma un uso sporadico è consentito). Non fumare, non usare tabacco sotto nessuna forma. Questo tipo di sostanze causa un immediato incremento di sostanze messaggere positive: ciò rende difficile il ritorno alle condizioni naturali di produzione normale di queste sostanze positive prodotte dal cervello. Assumere pasti piccoli e frequenti piuttosto che grosse abbuffate: ciò aiuterà a mantenere il tasso zuccherino nel sangue stabile.

Anche la produzione cerebrale di serotonina è sensibile alla dieta. Mangiare più vegetali può aiutare nella produzione della serotonina. Questo incremento è dovuto all’aumentato assorbimento dell’aminoacido triptofano. Anche la carne ed il latte contengono buone quantità di triptofano, ma durante l’assorbimento di questi alimenti il triptofano deve competere con numerosi altri aminoacidi. Si assorbirà quindi più triptofano quando si mangeranno vegetali. In altre parole, mangiare insalata fa bene.

Tra i rimedi naturali ricordiamo la rodiola, il ginseng, la pappa reale.

Utili sono i multivitaminici e i multiminerali. L’ormone DHEA riduce lo stress. Le vitamine del complesso B (soprattutto la vitamina B12) sono necessarie per il sistema nervoso. L’aminoacido L-tirosina, preso prima di affrontare una situazione difficile, riduce lo stress. La vitamina C viene usata dalla ghiandola surrenale in momenti di stress, e qualsiasi stress grave o prolungato causerà la deplezione della vitamina C depositata nei tessuti. Le persone che sono sottoposte a stress devono seguire una dieta nutriente e ben equilibrata, ponendo particolare attenzione all’integrazione di quegli elementi nutritivi che possono essere stati fortemente ridotti durante periodi di stress. Si raccomanda un’alimentazione a base di cereali e pane integrale, frutta e verdura e una quantità di proteine sufficiente a sostenere il ricambio cellulare. Il miele e tutti i carboidrati (pasta, patate, fagioli, pane e cereali) hanno un effetto calmante sul cervello, e questo effetto diventa più intenso con l’età. Le cipolle hanno proprietà rilassanti e favoriscono il sonno. Gli alimenti industriali, lo zucchero e la farina raffinati, creano stress all’organismo. I latticini possono dare allergie. La caffeina può scatenare crisi di panico e di ansia. L’alcool non deve essere usato per controllare lo stress perché può causare attacchi di panico in alcuni individui nelle 12 ore successive al consumo, anche se assunto in quantità limitate. Evitare l’uso di calmanti e tranquillizzanti: il loro uso rallenta il ritorno alla corretta produzione di sostanze come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Se già si usano tali sostanze, bisognerà interromperne l’uso in maniera graduale e comunque sotto il controllo del medico.

Sostanze naturali adattogene

Le sostanze adattogene devono questo nome proprio alla loro capacità di intervenire sulla reazione di adattamento dell’organismo potenziandola. La loro funzione è proprio quella di innalzare la soglia di tollerabilità dell’organismo nei confronti dello stress: ciò significa che l’organismo dispone di maggiori risorse per fronteggiarlo. Tra le numerose piante medicinali in grado di favorire il recupero delle energie dell’organismo, ne esistono alcune particolarmente efficaci nel ridurre lo stato di tensione continuata che si accompagna alla condizione di stress.

Sia il Ginseng che l’Eleuterococco sono impiegati per le loro capacità di innalzare l’efficacia generale nelle situazioni di stress. L’effetto che producono è quello di renderci più vitali nello svolgere tutte le azioni quotidiane. Come tutti gli adattogeni sono efficaci sia sulle capacità mentali, (migliorano l’attenzione, la concentrazione e la memoria), sia sulle performance fisiche, migliorando la capacità di compiere lavoro muscolare e riducendo il senso di fatica. L’Eleuterococco, è una pianta che appartiene alla stessa famiglia del Ginseng e proviene dalla steppa della Siberia dove è chiamata “cespuglio del diavolo”. Le sue proprietà antistress e adattogene sono state sperimentate in doppio cieco su vari gruppi di sportivi. I risultati dimostrano che l’Eleuterococco, durante l’esercizio muscolare fa diminuire la frequenza cardiaca e migliora la capacità di prelevare ossigeno dall’ambiente. Molto studiato anche in Russia e diffusamente somministrato agli anziani per ritardare gli effetti dell’invecchiamento, l’Eleuterococco aumenta la resistenza agli sforzi, ed è assolutamente privo di tossicità: il suo effetto è farmacologicamente attribuibile ai vari ginsenosidi ed eleuterosidi contenuti in esso. In particolare favorisce le fisiologiche difese immunitarie dell’organismo spesso indebolite in condizioni di stress prolungato.

Il Ginseng è un tonico la cui composizione è molto complessa; infatti,oltre ai ginsenosidi, vi sono altre sostanza che hanno un ruolo fisiologico importante: vitamine, del gruppo B, vitamina C, olii essenziali ed aminoacidi. Gli si attribuisce un effetto positivo sull’abbassamento del colesterolo ed un’azione rivitalizzante generale. Il Ginseng in Cina da oltre 2000 anni gode della reputazione di essere un tonico, energizzante, afrodisiaco ed elisir di ” lunga vita “. Trova ragione di essere usato nei casi di stanchezza fisica e mentale, nelle convalescenze, nelle condizioni di surmenage e nella lotta contro l’invecchiamento. Recentissimi studi, eseguiti in Cina, hanno dimostrato che i ginsenosidi sono “spazzini” chimici molto attenti a neutralizzare la formazione delle specie radicaliche. Ed è stato dimostrato che proteggono sia il cuore che il cervello dai danni provocati dalla temporanea ischemia (infarto).

Ricchissima di vitamine e minerali e proteine la Spirulina è una microalga ben conosciuta nei tempi antichi, tanto da essere per le popolazioni dell’antico Messico, uno dei cibi fondamentali. Le vitamine presenti sono: carotene, vitamina E, tiamina, riboflavina, acido nicotinico, piridossina, acido pantotenico, inositolo, acido folico, biotina, vitamina B12. I minerali presenti: calcio, magnesio, fosforo, ferro, sodio, potassio, manganese, zinco e tracce di cromo, cobalto e selenio. Ha il duplice scopo di rispondere alle aumentate necessità proteiche dell’organismo, e a indurre un senso di sazietà, nelle cure dimagranti. È un integratore di vitamina A, vitamina B6, B12, colina, acido folico, inositolo, potassio, magnesio.

La Pappa reale è prodotta dalle api per nutrire le loro future regine. L’analisi conferma la sua ricchezza di elementi indispensabili alla vita: vitamine del gruppo B (B1, B2, B6, PP, H, acido folico), minerali (fosforo, rame, ferro, zolfo e selenio), acidi grassi insaturi, aminoacidi e sostanze ormonali. La pappa reale è difficile da conservare allo stato naturale, infatti è generalmente presentata sotto forma liofilizzata e mescolata al polline, prezioso apporto naturale di minerali e oligoelementi. La pappa reale è un eccellente tonico per i giovani nel periodo della crescita, per le persone anziane, per i convalescenti e in generale per tutte le persone stanche e depresse.

La Rodiola è il sostituto naturale della serotonina. La si può far preparare al 3 per cento in soluzione galenica dal farmacista, cosi’ risparmi anche un bel po’ di soldini sui prodotti faramceutici in commercio. funziona bene e, se prima prendevi la serotonina, Si può cominciare a provare con una capsula di Rodiola ogni 4-5 giorni. Se non basta si può arrivare anche a 1 al giorno.

L’Iperico (Hypericum perforatum), detto anche erba di San Giovanni, è usato per il trattamento delle forme di depressione lieve e in caso di disturbi lievi del sonno. Le foglie e le sommità fiorite contengono naftoantroni (fino allo 0,6 per cento di ipericina), flavonoidi (iperoside), acidi fenolici, tannini (10 per cento), iperforina e acido gamma aminobutirrico (GABA). Non è ancora possibile collegare l’azione antidepressiva a un preciso componente, anche se alcuni autori la attribuiscono alla frazione flavonoidica, che contiene xantoni e altri polifenoli capaci di inibire le monoaminossidasi (MAO). Altri autori sostengono che l’effetto sul tono dell’umore dipende dall’inibizione della captazione della serotonina da parte dei recettori postsinaptici (in questo caso la pianta agirebbe come i moderni serotoninergici), mentre altri ancora ritengono importante l’interazione con i recettori benzodiazepinici e del GABA. La qualità farmacologica degli estratti si esprime in base al contenuto di ipericina, che non deve essere inferiore allo 0,04 per cento. L’efficacia dell’iperico nelle forme depressive lievi è documentata da numerose sperimentazioni cliniche controllate, randomizzate e multicentriche confrontate con farmaci antidepressivi di sintesi.