Luciano Rispoli, 2000.
Rispoli, Psicologo, Psicoterapeuta, Fondatore e Direttore del Centro Studi Reich – Centro per il Benessere Integrato, rivendica il diritto alla salute e al benessere per evitare di sopravvivere ed iniziare a vivere bene nel 2000.
La città del 2000 non è per niente come quelle che venivano immaginate nei film e nei romanzi di fantascienza. E’ ancora fatta di strade (a Napoli per lo più strette), di traffico che circola a livello stradale (e non su canali aerei), di inquinamento, di rumori, di stress. Eppure mai come oggi sappiamo quanto danno alla nostra salute produce tutto questo; mentre, di contro, cresce sempre di più la domanda di poter vivere in modo salutare e piacevole al tempo stesso. Sempre più la gente che si rivolge a noi specialisti ha voglia di benessere, esige benessere. Di benessere si parla continuamente, sui giornali, in televisione, in internet: tutti promettono benessere e pubblicizzano benessere. Dobbiamo capire che non stiamo parlando di una semplice moda; si tratta di una questione di grande importanza perché in palio c’è la qualità della nostra vita, la possibilità di goderci le cose che abbiamo faticosamente realizzato, il senso stesso della nostra esistenza.
Si parla molto di inquinamento chimico, di emissioni che avvelenano i nostri polmoni, ed è vero. Si comincia anche a puntare il dito sui danni prodotti dall’inquinamento acustico (che non sono tanto la sordità quanto disturbi di vario tipo del sistema nervoso). Ma si parla molto poco o per niente di altri effetti nocivi ancor più gravi: degli effetti dello stress da traffico. Lo stress nasce dai tempi di attesa a volte esagerati, dalla difficoltà di parcheggiare, dalle acrobazie che bisogna fare per evitare pedoni, per scansare auto ferme dappertutto, per salvarsi dai motorini che spuntano da ogni parte, dal disordine, dal senso di ingiustizia che regna (Chi e perché prende le multe? Perché altri no? Perché un divieto oggi vale e domani non si sa?).
Anche se non vogliamo parlare delle gravi malattie che, con certezza scientifica, sappiamo essere prodotte dallo stress (malattie cardiovascolari, cancro, diabete, impotenza, malattie della pelle), andiamo a guardare le sue conseguenze nell’immediato. Lo stress genera ansia, insonnia, irritabilità, confusione, stanchezza esagerata; ed è anche causa di un senso di scontentezza diffuso, di un malessere serpeggiante, di un calo di tutte le funzioni vitali. Questo è qualcosa che possiamo toccare con le nostre mani tutti i giorni: più concreto e non meno grave dei tumori da inquinamento chimico. Naturalmente chi lavora a contatto quotidiano con il traffico, come i conducenti di mezzi e auto pubbliche, è ancora più soggetto a questo deterioramento. E qui non stiamo parlando di opinioni personali ma di quello che la scienza ha determinato con molta precisione.
<<Ma – si obietta in genere – che possiamo fare? Questa è la situazione della nostra città. Impossibile cambiare.>> O ancora: <<quando sarà terminata la metropolitana allora sarà diverso; quando avremo il tram rapido cambierà tutto; quando avremo acquistato gli autobus sarà un’altra musica.>> E ai danni dello stress si aggiungono quelli della rabbia compressa e della rassegnazione. Il napoletano è pieno di vitalità e di entusiasmo, ma subito si scoraggia.
Il diritto alla salute e al benessere non può più essere rimandato al domani. Soprattutto chi logora la propria esistenza nel traffico urbano non può più rinunciare a questo che è uno dei diritti più sacri perché riguarda tutta la nostra esistenza. Non si tratta di sopravvivere ma di vivere bene.
Ed è ancora dalla scienza che viene una speranza nuova: c’è la possibilità di cambiare le cose da subito se si opera con una visione cosiddetta multidimensionale, che guarda a più livelli di funzionamento contemporaneamente. E qui mi figuro il tipico scetticismo dei napoletani: <<Si, la scienza, va bè. Ma a Napoli cosa volete cambiare!>>
E invece si può fare, e molto. Se si opera su un progetto complessivo, globale, organizzato nei dettagli, che poggia sull’interesse di tutti, che procede per piani ordinati, con il consenso di tutti; se su un progetto di tal genere si mettono insieme più forze e più volontà; se si costruiscono collaborazioni tra le varie Istituzioni; se si mantiene il piano nel tempo e ci si impegna a farlo rispettare si possono fare miracoli. Non dobbiamo dimenticarci che in una città ci sono soprattutto i cittadini, con le loro perplessità, i timori, le arrabbiature, le emozioni in genere. Ed è ai cittadini che si deve e si può parlare in modo nuovo. Ed è attraverso il contributo della nuova scienza che si possono mettere a punto sistemi e metodologie di grande efficacia.
E’ la salute di tutti che è in gioco. Non quella degli anni futuri: quella di oggi. Anche perché oggi è già il 2000.