Stress cronico: ZeroStress: una idea scientifica e di ricerca sullo stress.

Luciano Rispoli, Direttore scientifico di Zerostress, 2006.   

Lo stress è da sempre la causa primaria di malessere e disagio, ancor più oggi che la società impone ritmi rapidi e frenetici; ma quando e perchè lo stress diventa negativo?


L’idea

Zerostress è fondamentalmente un’idea che intende sviluppare la ricerca più avanzata sulle tematiche dello stress e del benessere, sia a livello personale che nel mondo del lavoro e delle aziende. In realtà sullo stress si è scritto molto e le proposte di metodi e tecniche per gestire e combattere lo stress sono innumerevoli. Ma troppo spesso sono proposte frammentate, incomplete o senza nessuna base scientifica. Il campo (così importante e delicato) va invece guardato in modo intero, globale, e con un approccio che lo inquadri scientificamente e da cui possano scaturire progetti e metodi seri e avanzati.

Le ricerche

Oggi siamo arrivati a conoscere, con grande profondità scientifica, i meccanismi di cronicizzazione dello stress (quello negativo o distress): dove si innesca, su quali funzionamenti soprattutto corporei (inconsapevoli) va a radicarsi. Troppo spesso lo stress cronico viene confuso con l’affaticamento, con la stanchezza, con il carico di lavoro. Ma è ben altra cosa dallo stress temporaneo, positivo che stimola l’organismo (rivitalizzandolo) a superare situazioni e problemi da affrontare sul momento, in tempi brevi; lo aiuta a concentrarsi e a trovare l’energia per agire immediatamente. Ora, mentre lo stress positivo scompare dopo che si è affrontato lo stimolo stressante, lo stress cronico permane nel tempo, e l’attivazione psicofisiologica finisce per logorare l’organismo e per farlo ammalare. Come diventa negativo lo stress? Un soggetto può reagire ad uno stimolo con una reazione di stress benefico se il suo funzionamento (filtro Funzionale che valuta l’impatto psico-corporeo dell’evento) è ancora pienamente funzionante; se invece il filtro Funzionale è alterato l’organismo, sotto gli stessi stimoli stressanti (o addirittura meno stressanti quando neppure esistenti) a poco a poco va in stress cronico (il vero pericoloso nemico della nostra salute).

Un altro grosso risultato delle ricerche effettuate da Zerostress (in collaborazione con altri centri di ricerca e di cattedre universitarie specialistiche) ha permesso finalmente di avere un metodo di valutazione e misurazione scientificamente fondato, in grado di valutare correttamente lo stato di stress cronico prendendo in considerazione tutti i fattori più importanti che lo caratterizzano, e di misurarlo in modo non solo soggettivo ma anche oggettivo (parametri biologici-fisiologici e non solo psicologici). A questo punto, da una diagnosi accurata, multidimensionale, è stato possibile mettere a punto percorsi di intervento anch’essi scientificamente fondati, e calibrati sulle esigenze specifiche di ogni singolo soggetto. Infine, un ultimo campo in cui la ricerca sta avendo risultati significativi è lo stress nel mondo del lavoro. Zerostress ha messo a punto progetti di intervento per le aziende, con percorsi che vanno a influire sui funzionamenti di fondo sia dei singoli soggetti che delle aziende, collegati attraverso le modalità di lavoro che sono a rischio di stress.

Le buone prassi

I progetti realizzati sino ad oggi dimostrano che si possono ottenere risultati molto incoraggianti, che vanno in direzione di un netto miglioramento delle condizioni non solo dei singoli soggetti ma anche delle intere aziende. Certo, in questa direzione molto bisogna ancora fare, molto ancora ricercare. Ma l’importante è continuare a portare avanti questa importante scommessa. I risultati dicono che è possibile coniugare insieme il benessere dei lavoratori e il benessere delle aziende; che è possibile aumentare il livello di benessere nel mondo del lavoro, e che anzi il mondo del lavoro può diventare trainante per un discorso sociale del benessere e di lotta allo stress. Ora dobbiamo solo proseguire. C’è bisogno sempre di più di centri e società in grado di portare avanti la ricerca, la sperimentazione, la progettazione di interventi seri ed efficaci. C’è bisogno di buone prassi, di metodi nuovi, di modalità di intervento che producano una svolta nel mondo del lavoro. Lo pretendono, se non altro, i dati di grande dispendio economico che le aziende devono pagare ogni anno per lo stress. Ma lo richiedono anche le ragioni pressanti che spingono per una nuova qualità della vita che produca salute e benessere anziché stress e malattie. La scommessa è lanciata, non si può ignorarla, ma nemmeno bisogna per forza crederci alla cieca: basta verificarla! Ed è per questo che la loro parte ora devono farla tutti gli attori coinvolti nel mondo del lavoro, soprattutto a livello istituzionale e governativo. E allora le buone prassi potranno divenire una realtà in crescita che potrà cambiare in maniera molto positiva il mondo del lavoro, per riversarsi poi sull’intera società.