Scuola di Psicoterapia: La Psicoterapia Funzionale Corporea.

Luciano Rispoli, 1990.

L’area della Psicoterapia corporea prende l’avvio più di sessant’anni fa dalle prime formulazioni di Wilhelm Reich sulla profonda interazione esistente tra psichico e somatico, tra struttura caratteriale e struttura muscolare.


Le denominazioni storiche iniziali di Analisi del carattere e di Vegetoterapia sottolineano inoltre l’importanza delle funzioni dell’apparato autonomo nelle vicende emozionali e nelle alterazioni della personalità e del comportamento. Oggi assistiamo ad una sua rapida espansione nell’ambito delle Psicoterapie e della Psicologia clinica in genere, e ad un accostamento ad essa da parte anche dei modelli più tradizionali.

Gli incontri più significativi, per la definizione dell’area psico-corporea, e per l’approfondimento dei suoi principi di base, realizzati o da realizzare, sono:

1° Congresso Europeo di Psicoterapia corporea, Davos, settembre ’87;

1° Simposio Internazionale su Wilhelm Reich: “Storia di una rimozione” e 1° Congresso Internazionale di Psicoterapia Funzionale, Napoli, ottobre ’87;

1° Congresso Internazionale di Psicoterapia Corporea. Città del Mexico, dicembre ’87;

1° Congresso Internazionale di Somatoterapia. Parigi, novembre ’88;

2° Congresso Europeo di Psicoterapia Corporea. Seefeld, settembre ’89;

2° Congresso Internazionale di Psicoterapia Corporea. Montreal, ottobre ’90;

2° e 3° Congresso Internazionale di Somatoterapia. Montevideo, 1990 e Strasburgo 1991;

2° Congresso Internazionale di Psicoterapia Funzionale e

1° Congresso Nazionale di Psicoterapia Corporea. Napoli, maggio ’90.

La Psicoterapia Funzionale, ideata e messa a punto in 20 anni di attività e di ricerche da Luciano Rispoli (alla guida della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale e del Centro Studi W. Reich), rappresenta una importante svolta in questo cammino.

Il modello Funzionale del Sé si avvale anche dei ciò recenti contributi della psicologia, della biologia, della neurofisiologia, e in particolare delle significative scoperte sulla vita perinatale del bambino. Esso fornisce un contributo innovativo alle teorie della personalità e allo sviluppo evolutivo dell’infanzia (oltre che alla clinica terapeutica) poiché risistematizza, in un quadro complessivo ma ben delineato, le interazioni fra i vari nuclei del Sé, tra i vari piani e sotto piani dello psichico e del corporeo.

La Psicoterapia Funzionale, infatti, si presenta come un sistema teorico articolato, comprensivo di un modello di sviluppo evolutivo, di una teoria globale sulla struttura della personalità, di un’ipotesi eziopatogenetica sull’origine di alterazioni e disturbi, di una tecnica diagnostica e terapeutica, di una metodologia sulla formazione.

Lo schema funzionale del Sé supera l’imprecisione delle “tipologie” e visualizza in quattro grandi aree tutti i processi psicocorporei:

 1) l’AREA EMOTIVA (motivazioni e sentimenti)

 2) la FISIOLOGICA (tutti i sistemi e gli apparati interni)

 3) la POSTURALE (distretti muscolari, morfologia, posizioni)

 4) la COGNITIVO-SIMBOLICA (ricordi, razionalità, fantasie) .

Tali piani e sottopiani sono sin dall’origine (anche se in modo semplificato) presenti, operanti e profondamente integrati nel bambino; solo successivamente intervengono sconnessioni e squilibri nei nuclei del Sé. I disturbi vengono dunque considerati come un’alterazione complessiva del Sé e dei suoi piani funzionali, rendendo comprensibile quali forme (e perché) prenda “l’ammalarsi” della persona (psichi-che, fisiche, psicosomatiche). E’ possibile così intervenire sulla complessità della persona e in particolare del corporeo non più a caso, né in modo fisso e preordinato, ma seguendo le reali alterazioni del Sé di ogni individuo.

Questo sistema teorico-clinico permette inoltre di inquadrare da più angolazioni il processo terapeutico stesso, contribuendo a comprendere quali siano le aree funzionali toccate dai vari modelli e quali i meccanismi su cui agiscono le differenti tecniche terapeutiche.

La TERAPIA FUNZIONALE mira a riconnettere lì dove sono intervenute sconnessioni (tra un’area e l’altra o all’interno della singola area), a riespandere funzioni atrofizzate, a mobilizzare quelle sclerotizzate, secondo un quadro ben definito per ciascuna situazione. Essa utilizza tutti i piani e i sottopiani funzionali, ma in modo determinato e specifico.                       

La regressione funzionale utilizza le strategie e i percorsi più adatti per giungere efficacemente sino ai nuclei più profondi della persona, dove i processi ancora integrati e la mobilità ancora intatta possono riprendere il cammino interrotto verso il riequilibrarsi delle funzioni del Sé (miglioramento dei sintomi rapido e duraturo, integrazione, espansione e sviluppo della personalità). L’esplorazione di questi settori della Psicologia clinica conduce ad una ridefinizione di concetti psicodinamici classici (campo transferale, resistenze e meccanismi di difesa, interpretazione, acting, rimozione) e alla assunzione di nuove formulazioni (regressione psicosomatica, mobilità funzionale, stratificazione emozionale, carattere modulare ed evolutivo del processo terapeutico).    

L’area della Psicoterapia Funzionale si è poi sviluppata con ricerche e interventi anche nei campi della gestazione, nascita e prima infanzia, della psicopedagogia e apprendimento, della metodologia dei gruppi, dei servizi territoriali e della formazione, oltre che, naturalmente, nella clinica in senso più stretto, sia per disturbi più propriamente psichici che per quelli di tipo psicosomatico, che come coadiuvante nella medicina per le malattie considerate tradizionalmente di tipo organico.