Scuola di Psicoterapia: Corporeità, spazio e tempo.

Interventi Integrati nelle Psicosi, nei Disturbi Affettivi e nella Terza età.


L’intervento integrato è un traguardo importante nella storia della psicologia, della psichiatria, della psicoterapia, della relazione di aiuto.

Ma in che senso integrato?

Corporeità. Lunga storia di studio dell’importanza del corpo nelle relazioni, il corpo come spazio relazionale e non solo come metafora o spazio simbolico.

Qual è il collegamento del corpo con lo spazio e il tempo?

Il corpo nello spazio riguarda alcune Funzioni importanti del Sé     forma, movimento e posture. Queste Funzioni sono normalmente integrate con le altre        le emozioni, la rappresentazione del sé, le fantasie e le immaginazioni, la progettualità. Il corpo come movimento o postura ha un duplice output:

  • Interno: come ci si sente.
  • Esterno: come si viene percepiti dagli altri.

Ma per capire ancora meglio come entra la corporeità in un discorso integrato di psicoterapia o di riabilitazione, dobbiamo esaminarne il rapporto con il tempo. Al di là dei disturbi stessi della Funzione temporale, (collasso del tempo) è ancora più interessante evidenziare un fenomeno: quello della fissità del tempo di tali Funzioni.

Normalmente tali Funzioni hanno un andamento variabile con il tempo, una mobilità asseconda le situazioni esterne reali. Tali Funzioni dovrebbero cioè modificarsi in modo congruente con le altre Funzioni esprimendo di volta in volta: forza, presenza e contatto, tranquillità e lasciare, morbidezza, tenerezza, consistenza e affermazione, e così via. Un bambino esprime in modo congruente con tutti i suoi livelli Funzionali una di queste condizioni: la vive e la percepisce in pieno e la trasmette in pieno!

Esempio

Ma se intervengono condizioni di disturbo esterno, emozioni che inquinano, necessità di trasmettere o modificare, a poco a poco nascono alterazioni permanenti di tali Funzioni.

Un viso può esprimere disprezzo, le spalle possono trasmettere rassegnazione, i muscoli ipotonici dare la sensazione di debolezza, indipendentemente dalla situazione esterna. Un movimento può comunicare fastidio o oppositività. Si perde la mobilità, il passare da un polo all’altro Forza          Debolezza, Disprezzo            Apprezzamento. La Funzione non si modifica più con lo scorrere de3l Tempo. Restano tracce, croniche, delle esperienze negative passate.

Ritorniamo all’intervento integrato.

Il pensiero Funzionale ci fa capire che è indispensabile agire in modo integrato su tutte le Funzioni del Sé, perché tali Funzioni non si modificano più automaticamente trascinate dalle altre. E questo tanto più quanto più è compromessa la completezza e la pienezza del Sé. Come nei disturbi dell’anziano nelle psicosi o nei disturbi gravi dell’affettività. In una ricerca sui soggetti affetti da Alzheimer condotta presso il Pio Albergo Trivulzio di Milano progettata secondo il pensiero Funzionale, è emerso che alcune Funzioni sono compromesse non tanto per il morbo ma come effetto secondario del male e che il malato di Alzheimer potrebbe recuperare gran parte della sua capacità di vita e di benessere se si agisse specificamente su tali Funzioni.

Per concludere, un intervento integrato permette di agire contemporaneamente e sinergicamente su più Funzioni, di ricostituirne l’integrazione e l’interazione del nucleo profondo del Sé, permette di aggredire le alterazioni con una modalità multidimensionale, una mobilità più intensa, più efficace, più completa e più adatta a situazioni di grave compromissione. Una modalità che integra corporeità e Funzioni psico-corporee permette di sviluppare nuove potenzialità nella riabilitazione e nella psicoterapia.