Relazione psicologica: La psicologia funzionale per la prevenzione primaria.

Luciano Rispoli, 1999.

Una prevenzione efficace deve ricostruire quelle Esperienze Basilari del Sé che sono più carenti nel bambino, e quelle Funzioni che sono più alterate e sconnesse, intervenire su genitori, psicologi, operatori, pediatri affinché colgano i segnali precoci del disagio molto prima che si arrivi all’esplosione delle patologie, ma anche aiutare i genitori a comprendere pienamente l’importanza delle Esperienze Basilari del Sé.


Molte sono le nuove conoscenze che si sono sviluppate sull’infanzia, sul funzionamento del bambino molto piccolo: e tutte ci dicono che l’interazione con l’ambiente e con gli adulti è fondamentale per uno sviluppo positivo. E’ accertato che un neonato ha sin dall’inizio un contatto molto intenso con la madre, attraverso lo sguardo, il tocco, la voce. Sappiamo, in particolar modo, che il contatto fisico è di grande importanza perché il neonato possa continuare a percepire in modo positivo la relazione con l’ambiente. In termini più generali possiamo dire che per uno sviluppo sano[1] del bambino sono indispensabili alcune esperienze primarie, esperienze che sono alla base della vita (costituite da emozioni, movimenti, sensazioni fisiche, fantasie, il tutto intersecato con i sistemi e apparati biologici interni dell’organismo). La Psicologia Funzionale le definisce ” Esperienze Basilari del Sé” (fig. 1). Esse sono dei veri e propri mattoni su cui si costruisce la persona, i mattoni che consentono di mantenere l’integrazione del Sé, di sviluppare le capacità vitali e relazionali, di conservare benessere e salute.

Esperienze Basilari del Sé

Dalla psicoterapia abbiamo recentemente appreso che, se si vogliono ricostruire veramente i nuclei profondi di una persona, è indispensabile recuperare tali Esperienze Basilari del Sé: il calore, l’essere preso, il nutrimento, il potersi abbandonare all’altro, il poter “stare” senza doversi attivare, il senso di pienezza, il senso di continuità delle esperienze positive. Oggi sappiamo dunque, con maggiori certezze, che nell’infanzia tutti questi bisogni fondamentali vanno assolutamente soddisfatti in un “fluire” ininterrotto, di cui il bambino non deve preoccuparsi, non deve prendere su di sé la responsabilità; per non spezzare troppo precocemente la continuità della sua esistenza, del suo nucleo profondo. Le Esperienze Basilari del Sé devono essere attraversate nell’infanzia più volte: in modo pieno, positivo, soddisfacente. E ciò è possibile solo se vi concorrono, in modo unitario e integrato, tutte le Funzioni psicocorporee dell’organismo, tutti i piani che costituiscono il Sé: dalle emozioni ai movimenti, dalle sensazioni alle fantasie. La non positività di tali Esperienze, la non pienezza, le carenze nel modo in cui vengono vissute, lasciano alterazioni sui vari piani del Sé, su quelli corporei come su quelli psichici. E tali alterazioni sono segnali che si manifestano molto prima di qualunque disturbo, o sintomo, o disagio sia psichico che corporeo.

E’ importante dunque “leggere” questi segnali, queste tracce lasciate da esperienze primarie non soddisfacenti. Esse si ritrovano sia nel corpo del bambino che nei suoi processi psichici; o meglio si ritrovano in tutte le Funzioni psicocorporee del Sé come prodromi molto precoci di ogni patologia, nel senso più ampio del termine. Esplosioni di malattie, problemi comportamentali, difficoltà sociali, insuccessi scolastici, problemi di linguaggio, rischi di tossicodipendenza, non sorgono mai improvvisamente, ma sono l’evoluzione di alterazioni già da molto tempo in atto. L’innovatività e l’efficacia del pensiero Funzionale consiste, appunto, nel poter guardare in modo dettagliato e analitico alle possibili alterazioni già in atto.

Alterazioni. Un caso

In che consistono tali alterazioni?

Le Funzioni psicocorporee possono:

– svilupparsi disarmonicamente: alcune rimanere ipotrofiche, altre divenire ipertrofiche. Una emozione di rabbia può prendere troppo spazio, un ricordo si ingigantisce, le sensazioni corporee possono rimanere soffocate e limitate.

– diventare stereotipate, limitate, ripetitive: una stessa fantasia, un movimento sempre uguale, una postura di malinconia cronicizzata.

– sconnettersi le une dalle altre: una paura del sistema neurovegetativo non avvertita come emozione; una rigidità nei movimenti che diviene automaticamente un rifiuto, una postura di fragilità che contrasta con l’immagine del Sé.

Non sono dunque ” i sintomi” che devono venire presi in considerazione per uno screening precoce ed approfondito, non sono solo le alterazioni patologiche evidenti, ma un insieme di fattori: elementi che possono anche essere sottili e profondi, ma che noi oggi siamo in grado di rilevare con sufficiente precisione. E’ possibile, così, fare previsioni abbastanza attendibili sul rischio di disturbi futuri, e formulare ipotesi anche sul tipo di disturbi che potranno intervenire, su quale versante essi si potranno presentare. Tutto questo è possibile se noi ricorriamo a un’ottica che non consideri l’individuo come suddiviso in parti ma che ne colga la complessità e l’interezza in pieno, senza perdere in concretezza e precisione, ma anzi acquistandone. L’epistemologia Funzionale rappresenta un modo di lettura a 360° che tende a cogliere la globalità e al contempo la precisione dei dettagli. Le Funzioni, infatti, non sono parti del corpo o della persona, non sono strutture psichiche. Le Funzioni sono le varie modalità in cui si esprime l’interezza e l’unitarietà dell’organismo.

Tutte le Funzioni psicocorporee in un Sé integrato

E’ possibile, dunque, guardare a un bambino attraverso differenti angolazioni. Si può guardare, ad esempio, al suo modo di muoversi (e non solo se è ritardato rispetto a uno sviluppo normale o con evidenti handicap). Ci sono molti segnali altrettanto importanti: se ha movimenti prevalentemente ampi oppure piccoli, a scatti o morbidi, lenti o veloci, se si lascia andare o rimane sempre sul “trattenersi”. Un altro esempio è rappresentato dalle informazioni significative che ci vengono dagli apparati fisiologici interni: il respiro profondo e diaframmatico oppure toracico, la tensione muscolare di base, la sudorazione e così via. Importante è anche la congruenza tra i differenti piani del Sé. Quando una Funzione non va nella direzione delle altre, cioè si sconnette, va in corto circuito e riproduce un funzionamento alterato che non è possibile far ritornare alla normalità se si interviene solo su qualche piano del Sé; bisogna agire direttamente sia sul piano in questione sia su tutti gli altri, in un intervento globale e integrato. Il respiro, ad esempio, può divenire cronicamente alterato: un respiro inconsapevole di vigilanza e di paura, che permane anche se sono cessati i motivi di allarme esterni. La persona non se ne accorge, ma a lungo andare la Funzione del respiro, alterata, produrrà effetti negativi anche sulle emozioni, sulle fantasie, sui movimenti: in poche parole sull’intero Sé, portandolo verso patologie più o meno complesse.

Osservare le Esperienze Basilari del Sé, tutte le Esperienze Basilari, è di estrema importanza per la prevenzione primaria. Osservare se il bambino può stare tranquillo e sereno, se può “lasciare”, se vive piacevolmente l’essere tenuto, se prova curiosità, se si abbandona con facilità nelle braccia dell’adulto, se può usare la forza calma; tutto ciò ci permette di capire quanto siano integri o compromessi il suo “sistema-salute”, la sua capacità vitale, la sua gioia di vivere. I segni precoci che possono darci conto del funzionamento complessivo del bambino sono numerosi, non sempre evidenti, e spesso molto differenti da quelli che tradizionalmente vengono presi in considerazione (proprio perché di gran lunga antecedenti ai disturbi veri e propri. Inoltre, i segni precoci devono riguardare, per avere una certa capacità predittiva, necessariamente tutti i livelli di funzionamento dell’organismo, tutti i piani del Sé, in una visione multidimensionale e complessiva.

Riportiamo in figura i tipi di segni precoci che possono essere rilevati in bambini molto piccoli:

Alterazioni del Sé

Segni precoci

Utilizzando il pensiero Funzionale è stato possibile mettere a punto, a partire da questi elementi, delle vere e proprie “griglie di rilevazione” per l’infanzia, specifiche per varie fasce d’età. Scegliendo i livelli Funzionali che si sono mostrati più significativi, queste griglie ci forniscono un quadro complessivo abbastanza attendibile della capacità di salute e benessere dei bambini: di quali siano le loro condizioni reali, al di là di successi o insuccesi scolastici, di habitat culturali, di comportamenti e condizionamenti sociali, di attività varie di dopo-scuola. Le condizioni reali dei nostri bambini hanno influenza su tutto ciò, ma non è vero il viceversa: non ne dipendono completamente. Bambini che vanno bene a scuola possono presentare già evidenti segni di disagio, che poi scoppiano in disturbi veri e propri anche diversi anni più tardi. Bambini che hanno comportamenti devianti, dovuti al loro ambiente sociale, riescono poi ad utilizzare pienamente le occasioni positive della loro vita, raggiungendo condizioni di equilibrio e di armonia. Una volta ottenuti i dati delle reali condizioni dell’infanzia si possono, poi, progettare interventi di prevenzione primaria calibrati sulle condizioni effettive dei bambini, e quindi realmente efficaci. Il senso di questi interventi non sarà quello di far fare attività ai bambini (per quanto interessanti possono essere) tanto per fare un’attività. La prevenzione dovrà consistere in un riequilibrio del quadro Funzionale del bambino attraverso le attività più adatte per lui, ma soprattutto attraverso il modo in cui tali attività si svolgono. Laboratori e attività di nuoto, danza, ceramica, musica, fotografia, informatica, devono essere scelti in funzione delle condizioni del singolo bambino, e devono essere condotti accentuando alcune precise caratteristiche di movimenti, di posture, di verbalizzazioni, di emozioni, di simbolizzazioni, che in quel determinato bambino risultano carenti e soffocate.

L’attività di prevenzione deve dunque permeare la vita normale del bambino (e non solo di quelli cosiddetti “a rischio”); deve divenire parte integrante di una logica ed una cultura diffuse nella nostra società.

Modalità della prevenzione

Concludendo, una prevenzione efficace deve riguardare i seguenti punti:

1) Ricostruire quelle Esperienze Basilari del Sé che sono più carenti, e quelle Funzioni che sono più alterate e sconnesse.

La complessità della visione Funzionale ci permette di individuare dove e come intervenire, al di là dei rimedi tradizionali sul sintomo (o sul disagio). Anzi, spesso ci dice che bisogna intervenire prima di tutto su altre Funzioni e su altri piani molto lontani da quelli dove si è manifestato il disturbo.

2) Intervenire su genitori, psicologi, operatori, pediatri affinché colgano i segnali precoci del disagio molto prima che si arrivi all’esplosione delle patologie.

Ma sono soprattutto i pediatri che possono svolgere questo importante e delicato compito, perché sono in continuo contatto con l’infanzia, e lo sono con la piena autorevolezza di operatori della salute. Un uso sistematico delle “griglie di rilevazione Funzionale” potrebbe notevolmente agevolare questo importante compito di screening primario.

3) Aiutare i genitori a comprendere pienamente l’importanza delle Esperienze Basilari del Sé.

Purtroppo oggi i genitori sono esposti ad indicazioni difficili e a volte contraddittorie, se si dà ascolto alle differenti correnti psicologiche; indicazioni che non sono certo rese chiare ed univoche dalle mille diverse idee dei tanti talk show che le varie televisioni trasmettono. Bisognerebbe piuttosto fornire, in modo sistematico, indicazioni chiare e univoche, semplici e scientificamente corrette.

Operando con i genitori attraverso contatti diretti ed emotivamente pregnanti, lavorando nelle scuole, nei consultori, ma soprattutto in piccoli gruppi, riprendendo in mano una materia delicata e decisiva per la salute individuale e sociale, si potrà realizzare finalmente ciò che forse non si è mai neanche avviato: un processo di prevenzione primaria, reale ed efficace; un processo di riequilibrio delle alterazioni di cui sono oggi sempre più vittime le nuove generazioni.