Luciano Rispoli psicologo: Riflessioni sulla psicoterapia corporeo-caratteriale.

in “Quaderni Reichiani. Foglio di informazione di Psicoterapia Corporea” n. 1, 1988.

In occasione dell’apertura del Corso della Scuola di Formazione in Vegetoterapia Carattero-analitica e Psicoterapia Corporea Luciano Rispoli e in Centro Studi Wilhelm Reich guardano quest’esperienza alla luce dei risultati conseguiti e delle prospettive in cui essa si colloca.


luciano rispoli psicologo psicoterapia corporeo caratteriale

EDITORIALE

Nel 1987 tre avvenimenti si susseguirono sulla scena  Internazionale: Il primo Congresso Europeo di Psicoterapia Corporea a Davos, il primo Simposio Internazionale su Willhelm Reich a Napoli, il primo Congresso Internazionale  di Psicoterapia Corporea a città del Messico. Il 1987 è il trentennale della morte di Willhelm Reich: ma questi avvenimenti, più che un  ricordo e una celebrazione, sono il frutto di una nuova fase del pensiero scientifico da lui scaturito. Dalla frammentazione di correnti e individualità si sta passando al confronto costruttivo; dalla necessità distinguersi imponendo nuovi nomi alle pratiche terapeutiche si è approdati all’esigenza di definire e precisare quella che è oggi una delle grandi aree teoriche della Psicologia clinica, e dello studio dell’uomo in generale; l’area della Psicoterapia Corporea e dello Psico-corporeo. Informare ampiamente e tempestivamente nell’ambito di questo settore è dunque più che mai una necessità; informare psicoterapeuti e psicologi clinici che utilizzano questo approccio; psicologi, medici, psichiatri che cercano nuovi strumenti e nuove metodologie; operatori e insegnanti che lavorano nelle istituzioni; utenti e pazienti che possano orientarsi in una scelta difficile e delicata; studenti e laureati che debbano chiarirsi circa il loro futuro campo di formazione e d’intervento più specifico. Perciò quaderni Reichiani, da me fondato molti anni fa, nel 1973,  riprende oggi la pubblicazione, anche se sotto forma solo di bollettino. In tutti questi anni il Centro Studi Willhelm Reich di Napoli e la Società  Italiana di Vegetoterapia e Psicoterapia Corporea(S.I.V) hanno proseguito  le ricerche sviluppando le prime formulazioni di Reich verso un sistema teorico ormai molto più complesso e articolato, verso un modello di struttura della personalità (Il Sé corporeo) che tenga conto di tutte le più recenti scoperte scientifiche e delle attuali tendenze epistemologiche. E’ solo così che anche l’area psicocorporea, superando le sacche di improvvisazioni di tecniche prime di riferimenti teorici, di invenzioni prive di fondamento, può portare pienamente il suo notevole contributo, innovativo e scientificamente creativo, sia al corpus teorico generale della psicologia Clinica sia allo sforzo che da più parti va intensificandosi per una vita meno sofferente più partecipata e soddisfacente; cioè ad una psicologia della salute.

RIFLESSIONI SULLA SCUOLA DI FORMAZIONE IN PSICOTERAPIA CORPOREO-CARATTERIALE

In occasione dell’apertura del Corso del prossimo anno della Scuola di Formazione in Vegetoterapia Carattero-analitica e Psicoterapia Corporea vogliamo guardare quest’esperienza alla luce dei risultati conseguiti fino a questo momento e delle prospettive in cui essa si colloca. Il progetto formativo, sfociato in senso più formale nella Scuola a partire dal 1975, ha permesso di raccogliere ed esplicitare la ricchezza delle ricerche, delle esperienze e delle attività condotte dal Centro Studi Willhelm Reich di Napoli dal 1968. La strutturazione di un training ha costituito uno stimolo di ritorno per un ulteriore precisazione e approfondimento del quadro teorico, sia nelle sue varie formulazioni, sia nei dettagli operativi. La Scuola, infatti, si è configurata dando notevole spazio alle attività di tirocinio, che per la maggior parte vengono svolte proprio all’ interno della stessa struttura del Centro Reich. La Didattica quindi si articola (cosa poco usuale nelle scuole di formazione, sia private che pubbliche) in un rapporto diretto con l’esperienza viva  e  operante di applicazione del modello, colta nel suo  svolgersi all’ interno dei vari settori:

– L’osservazione diretta dei bambini nello  sviluppo delle aree funzionali del Se Corporeo e nell ‘ insorgere delle scissioni, delle strutture caratteriali e delle prime patologie.

– Lo studio dei gruppi di terapia nella verifica delle ipotesi della loro dinamica caratteriale e dei processi di comunicazione che si collegano ai vari livelli dello psico-corporeo.

 – La pratica clinica nell’attività consultoriale, nei primi colloqui e nella diagnosi, attraverso una verifica permanente delle svariate potenzialità applicative della Psicoterapia Corporea.

 – Lo studio nei progressi scientifici e tecnici scaturiti dall‘ approccio vegetoterapico e psicocorporeo ai problemi della gestazione, della nascita e della fase perinatale.

L’altra importante finalità della Scuola di Vegetoterapia  risiede nel portare avanti la sperimentazione in un settore cosi delicato come quello della Formazione nel campo della Psicologia clinica. Perciò essa si configura come un laboratorio di ricerca sui processi formativi specifici, fornendo dati e risultati che migliorano sia la conoscenza che le metodologie applicative e delle tematiche concernenti l’intera area della formazione. In effetti questi risultati sono sfociati in numerosi contributi portati dalla Scuola nei vari Congressi svoltisi soprattutto nell’ambito della Psicologia clinica della SIPs. a Napoli nel 1985, a Roma nel 1986, a Napoli nel 1986, a Palermo nel 1986, a Venezia nel 1987, a Catarda nel 1988 e infine a Roma nel 1988, per limitarsi solo alla presenza nel dibattito scientifico in Italia degli ultimi due anni. La ricerca inoltre consente di guardare alla formazione anche dal punto di vista dello specifico approccio, cogliendone gli elementi di base che, collegandosi agli studi condotti all’interno di altri modelli, tendono a definire con sempre maggiore concretezza una teoria generale della psicologia clinica. La Scuola in tal senso risulta essere il punto di riferimento fondamentale in una delle grandi aree teoretiche e tematiche nelle quali si articola in definitiva la Psicologia clinica, e cioè quella che partendo da Reich si è definita come Psicoterapia Corporea.

TRAINERS:

Barbara Andriello 
Dario Aquilina
Paola Bovo
Luciano Rispoli
Bjorn Blumenthal
Helen Davis
Don Jonhson

IL MODELLO DI RIFERIMENTO DELL’ ASILO SPERIMENTALE

L’ Asilo Sperimentale è una struttura di ricerca di impostazione clinica sulle dinamiche e sulle relazionalità del bambino in età di sviluppo, a livello individuale e gruppale, sul piano emotivo come su quello dell’apprendimento, sui problemi dello sviluppo delle potenzialità sia logiche che di tipo ideativo-creativo. L’organizzazione spaziale non è definita in rigide strutture-classe, ma si sviluppa per temi e per momenti di attività. Il rapporto numerico tra bambini e operatori è molto elevato ( 7 / 8 bambini per ogni adulto), e ciò permette una non rigida divisione per fasce d’età, in modo da favorire una integrazione fra potenzialità e fasi di sviluppo differenti. Ciò che però caratterizza in maniera specifica ricerca e impostazione dell’Asilo Sperimentale è la centralità, non tanto delle attività (per quanto stimolanti ed innovative), quanto della relazione nel suo andamento, nel suo  modificarsi sia di tipo interno che di tipo esterno. Il supporto emotivo fornito dagli operatori, guidato da un ‘analisi attenta delle difficoltà a livello individuale e gruppale, permette un intervento selettivo teso a favorire la regressione come presupposto e tecnica di base per il superamento di contrasti e conflittualità. Parallelamente dunque procede un ‘operazione di tipo ricostruttivo. di ricucitura e  riconnessione puntuale e in progress, sia tra parti interne (intese anche come differenti livelli di funzionalità dell’individuo), che tra parti esterne, tra bambini (divisi inizialmente da ruoli, culture, caratterialità), tra sottogruppi. o infine, tra piccoli ed operatori. Per quanto la ricerca dell’ Asilo Sperimentale sia interconnessa a differenti problematiche ed aspetti della realtà complessa del bambino, pure si riconnette ad una impostazione di fondo che guarda all’individuo come persona e come gruppo, quale unità integrata (originariamente), e non somma di separati bisogni fisici, psichici, cognitivi, apprenditivi. Per illustrare il background da cui è scaturita la ricerca,iniziata nel 1982 e attualmente in corso, con i bambini dell’ Asilo Sperimentale, dobbiamo riferirci più particolarmente al settore relativo alle problematiche dell’apprendimento in età prescolare. E’ necessario analizzare i meccanismi del processo apprenditivo. in atto anche in un bambino molto piccolo, per evitare distorsioni e divaricazioni pericolose dal piano emotivo-affettivo, e per poter intervenire in modo da soddisfare le sue esigenze cognitive, senza pregiudicare e senza bloccare quindi uno sviluppo complessivo ed integrato, che favorisca il formarsi di una personalità equilibrata, autonoma ed intellettivamente mobile e aperta. A tal fine vengono fornite ai bambini esperienze e stimolazioni percettive su una molteplicità di piani. quanto più varia possibile. Per favorire la mobilità percettiva, l’approccio ad un medesimo concetto viene proposto in contesti differenti, con esperienze e prospettive percettive. Suggerire, invece, al bambino, un concetto solo giocando, come da più parti viene suggerito, senza tener conto di questa pluridimensionalita. potrebbe unicamente favorire una certa vivacità di iniziativa, ma non una vera e propria mobilità. Deve, cioé, essere possibile. appropriandosi del concetto su più livelli. estenderne l’applicabilita, sviscerarne le potenzialità sul piano delle strategie progettuali, in modo tale da riformularlo in ogni circostanza. D’altra parte bisogna tener conto che la realtà stessa in cui il bambino si forma. si colloca ed opera è complessa ed articolata. In essa si presentano continuamente intrecciate e correlate esperienze di ari piani. da quello spaziale a quel lo motorio, da quello fisiologico a quello cognitivo-simbolico. Attraverso queste stimolazioni percettive dunque egli, fin da piccolo. apprende a fruire selettivamente dei particolari del la realtà esterna, compiendo singole opera/ioni differenziate ) sedere. sentire, parlare, operare su . e al tempo stesso a ricucire in una visione olografica quanto ha precedentemente scomposto.