Scuola psicoterapia: Recensione a: “Clinica della Gruppoanalisi e psicologia”.

G. Lo Verso, Bollati Boringhieri, Torino, 1989.

Luciano Rispoli, psicologo e psicoterapeuta, presenta la recensione al libro “Cinica della Gruppoanalisi e psicologia” di G. Lo Verso.


Le prime profonde sensazioni che si imprimono nel lettore e nello studioso che attraversi (è il caso di usare questa suggestiva parola) il libro di Lo Verso so no solo apparentemente contraddittorie. Da una parte il libro ci prende, e ci fa sprofonda : re subito nelle Principali tematiche cliniche; e volentieri ci si perde addentrandosi in panoramiche vaste e in campi che, pur contigui, sono molto ampi. Ma d’altra parte è possibile abbandonarsi alla lettura (uso qui volentieri una metafora ricavata dalla pratica clinica e a sua volta mutuata dall’esperienza della prima infanzia, anche per sottolineare il discorso sulle metafore valorizzato nel libro) perchè il filo del la vicenda è saldamente nelle mani dell’autore, che lo dipana e lo srotola con estrema accortezza. E difatti di tanto in tanto si riemerge, e ci si ritrova in alcuni nodi fondamentali, quasi altrettanti insights, accompagnati e guidati da una cultura vasta ma precisa, capace d andare sul concreto e di trasmettere con estrema facilità la conoscenza e il pensiero anche di altri autori. Direi quasi che il testo è al contempo in fondo conoscibile e conoscente, un pensiero che si interroga e un organizzatore del pensiero. Da Lo Verso vengono affrontati con serenità e determinazione i principali nodi teorici, metodologici ed epistemici che la psicologia pone oggi come scienza matura e moderna, affrancata dal timore di ricadere nella culla della filosofia o nella modellistica di tipo medico. La ricchezza delle formulazioni teoriche, delle equazioni relazionali, transpersonali ( per dirla con Lo Verso) e comunque la capacità della Psicologia di leggere oggi attraverso più piani e più angolazioni la vicenda psicologica umana ci ha permesso di raggiungere una connotazione della Soggettività che non si identifica né con l’individualismo, né con la fantasmatizzazione, né con la pura narrazione inventiva. Citiamo dal testo: “Una questione che sembra centrale in  questo discorso è quella della storicità, esperienziale e antropologica, alla quale la gruppo analisi assegna, in accordo con la ricerca psicologica,un notevole valore; pur senza,ovviamente,condividere meccanicismi di tipo sociologico o “traumatologico”.” (p.112) Nei casi clinici descritti non ci è sembrato che ciò di cui si parlava appartenesse solo alla fantasmatizzazione, o ancor meno a una qualche pulsionalità del soggetto.” (p.112) “Il transpersonale nell’uomo è qualcosa di molto concreto e corposo (p.113) 

Qual’è il percorso in cui l’Autore ci porta?

Egli affronta il tema dei modelli psicologici e della loro interconnessione con le tecniche, le metodologie della ricerca, la diagnosi, la scientificità e la valutazione dei risultati in psicoterapia, per poi pian piano librarsi e puntare in alto a un metamodello generale utile per tutta la clinica, ad un concetto di campo che possa attraversare anche la psicologia sociale e quella della conoscenza.

L’esplicitazione delle equazioni transpersonali ai vari livelli permette, in ogni ambito di applicazione, di tenere con-presenti la matrice meta psicologica, la teoria di personalità, il modello, il setting; e in ognuna di queste specificità la presenza del terapeuta e dell’operatore è con la sua totale complessità di vissuti e di storicità interiorizzata.Vengono, in quest’ottica, affrontati anche temi come il lavoro, la formazione, le istituzioni e il futuro stesso della psicologia e della psicoterapia, evitando : il pericolo di affondare nella indistinta vastità in cui l’equazione soggetto-oggetto-istituzione potrebbe fare annegare , se lo sforzo di concettualizzazione non si ponesse invece, come si pone, la specificità del problema. L’analogia con il gruppo è di prammatica. “Il gruppo è un grosso moltiplicatore sia delle emozioni che dei problemi. Così come un analista o un conduttore non adeguato può molto facilmente realizzare risultati distruttivi per sé e per i pazienti, così un ricercatore non rigoroso può facilmente annegare nell’indistinto, nella genericità, nell’accecamento e nella “chiacchiera” più o meno suggestiva. Proprio perchè il gruppo è un magma creativo e inafferrabile, è necessario affrontarlo con i dovuti strumenti.” (p.59-60) Le emozioni più profonde di un gruppo di terapia analitica sono fatti insieme biologici, sociali e psichici sostiene Ancona , “Ma questo non vuol dire omologare il gruppo con il funzionamento della mente primitiva dei bambino (o con il funzionamento psicosomatico o con l’esperienza psicotica) in rapporto con l’esclusiva figura della madre e quindi di vedere il gruppo come luogo di regressione post o addirittura pre-natale.”  E’ la nascita psichica, piuttosto, ad essere ripresa come base delle matrici che ci attraversano, come capacità di rendere visibile l’invisibile. I suoi depositari-trasmettitori sono l’inconscio, la memoria, il corpo e le istituzioni. , dice ancora l’autore. Qui siamo sul piano del concetto di transpersonale, in questo originale e pregnante concetto, che Lo Verso affronta per così dire nelle sue basi fondanti, capaci proprio perciò  di proiezioni in avanti e di nuove produzioni, nella ricerca e nella pratica clinica.

I quattro livelli nei quali il transpersonale si specifica segnalano l’ampiezza dello spettro e delle dimensioni presi in considerazione, e riportano ancora una volta al tema della complessità, ma pur sempre articolata nella specificità di ciascun livello: Biologico-genetico, Etnico-antropologico, Trans-generazionale, Istituzionale psico-sociale. Qui la strada a mio avviso è tutta da percorrere e apre orizzonti e prospettive di estremo interesse. Il modello che Lo Verso propone, dunque, si rivela capace di abbracciare altri e nuovi fenomeni rispetto a quelli classici della psicologia clinica, e nello stesso tempo, proprio per il suo a:KD valore di specificità, 5i. mostra capace di accostarsi ad altri punti di vista, ad altre concezioni, teoriche. Qui la ricerca gruppo analitica specialmente nella direzione proposta dall’autore si accosta ad esempio per certi aspetti al campo relazionale o a quello psicocorporeo e funzionale, o ad alcuni filoni particolari della psicoanalisi. Numerosi sono gli elementi di intersezione : da una concezione dinamica e relativistica dell’inconscio, alla staticità dell’uomo e delle sue conflittualità con l’ambiente affettivo; dalla visione complessa e sistemica dei fenomeni alla esigenza di studiare l’interno/esterno della scatola nera dalla definizione di campo transferale all’esigenza di un suo ampliamento ad altri livelli; dall’impostazione di una visione unitaria dell’uomo alla necessità di specificare correttamente il livello al quale in quel momento si sta operando; e ancora e soprattutto l’individuazione di più livelli di funzionamento di più fenomeni e aspetti della relazione. La complessità che così viene accolta, lungi dall’essere una universalità indistinta e paralizzante, diventa strumentazione più ricca ed efficace perchè affrontata da un centro visuale in grado di spostarsi di vota in  volta, consapevole in ogni momento di quale sia il piano su cui si pone. L’allargamento della visuale, l’apertura ad un suono cacofonico non trascurano allora la necessità di una centralità che elabora e regola la ricchezza delle funzioni in esame. Il criterio è nella costruzione stessa del pensiero scientifico, rispetto a quello della logica comune o della logica aristotelica: la capacità di comprendere e successivamente organizzare l’ambiguità. Un’ambiguità che cambia con il modificarsi dell’altezza da cui si guarda e del metamodello su cui ci si colloca. Una ricerca di dati che non è classificazione computerizzata ma interpretazione e capacità umana. In tal senso il pensiero di Lo Verso è fondazione scientifica, presente in tutto il libro e in particolare nel radicare la clinica e la psicoterapia profondamente nella scienza psicologica, e nella necessità di un attraversamento critico delle costruzioni teoriche e di un continuo interscambio con i dati della ricerca. Ed e proprio questo rigore scientifico, questo radicarsi anche nei dati e nei risultati che permette al clinico e al teorico (contrariamente a quanto spesso erroneamente si crede) di poter rivoluzionare il pensiero assurgendo ad una creatività che non è taglio dalle radici, strappo in avanti, ma ritrovare una strada, inventare nel senso più puramente etimologico della parola “ritrovare”. Così l’affannosa rincorsa idealistica ai principi primi, alla verità, al metafisico deterministico non trovano più spazio in una concezione  scientifica moderna (ma la scienza non è scevra da conflitti e influssi sociali) di una professione e una disciplina che emergono sempre più all’attenzione generale per il valore non clinico e sociale e per i compiti che in questa società sono chiamate a svolgere. D’altronde con la approvazione della recente legge in Italia gli occhi anche di altri paesi sono puntati su di noi. Possiamo, dobbiamo fare in modo che per la Psicologia si scriva una pagina nuova e diversa da quelle di lacerazioni e di crisi di altre discipline umanistiche, al fine di utilizzare il ricco patrimonio di esperienze, ricerche, tecniche e teorie che si è sviluppato in tutte le sedi e a tutti i livelli, nell’Università, nei Centri e nelle Scuole private, nei Servizi territoriali e di utilizzarlo con il contributo pluralista, laico e scientifico di un modello misto, di uno sforzo sinergico, che moltiplichi e non mortifichi il valore attuale e la possibilità di sviluppi futuri.

Ogni passo in tale direzione è, in questa fase delicata, estremamente importante; perciò il libro di Lo Verso assume un valore  addizionale: è cioè quello di una proposta costruttiva, efficace e laica (pur partendo dalla visione di un modello particolare) di un respiro profondo e di apertura sul futuro.