Come nasce il bullismo? – Luciano Rispoli Psicologo Psicoterapeuta

Bullismo e violenza: Causa e interventi di prevenzione.

Oggi vogliamo parlare di bullismo, una delle forme di violenza più diffuse all’interno della popolazione di preadolescenti e adolescenti. Ma vogliamo anche chiarire, in modo preciso e collegato alle conoscenze più recenti della ricerca scientifica, che il bullismo è appunto una delle forme con cui la violenza si esprime, si estrinseca all’esterno. Cercheremo, dunque, di capire le caratteristiche del bullismo come fenomeno specifico perché oggi è in continuo aumento; ma cercheremo anche di comprendere da dove nasce in generale il fenomeno della violenza, perché è su questo punto, è sulle radici che producono manifestazioni di violenza nei vari differenti aspetti, che bisogna fondamentalmente agire, e su cui oggi, con le nuove conoscenze e con le ricerche realizzate dal Neo-Funzionalismo, si può finalmente operare.

All’età in cui i preadolescenti o i bambini si trovano nelle Scuole Elementari, le azioni dei bulli sono rappresentate dal picchiare, mordere, spingere, dare calci, tirare i capelli. Alle Scuole Medie e Superiori, i comportamenti del bullo assumono sempre più forme di violenza, connotazioni, di tipo sessuale. E i gesti vanno nella direzione dell’umiliazione della vittima. Il bullismo Psicologico è la forma più subdola e in un certo senso dannosa dei vari tipi di bullismo, poiché è basato sulla manipolazione sociale. Il Bullo diffonde calunnie e pettegolezzi sulla vittima allo scopo di allontanarla e di escluderla dal gruppo dei coetanei. Questa forma è in aumento perché caratterizza ovviamente il fenomeno del Cyber-bullismo, che ha, però, un raggio di azione molto più ampio, con effetti molto più deleteri sulle vittime.

Il bullo ha delle buone capacità di legare a sé quei ragazzi/e che non sono molto ammirati nel gruppo, per riscuotere lo stesso successo. La persona del bullo è da temere, perciò si fa il suo gioco.

IL CYBER-BULLISMO

Il Cyber-Bullismo consiste nel diffondere calunnie sulla vittima, ma anche di diffondere sul web immagini o video rubati alla vittima allo scopo di allontanarla e di escluderla dal gruppo dei coetanei. Il Cyber- bullismo ha un raggio di azione molto più ampio del bullismo psicologico esercitato sulla vittima nel gruppo dei pari, e ha quindi effetti molto più devastanti. Come abbiamo visto dalle tragiche vicende di cronaca, la vittima può arrivare fino al suicidio. I cyber-bulli agiscono in maniera aggressiva e violenta proprio perché desiderano che il loro atto venga conosciuto e reso pubblico. Il Cyber-bullismo “garantisce” al bullo:

  •  anonimato, anche se non ci sono solo attacchi anonimi;
  •  mancanza di un rapporto faccia a faccia con la vittima, e dunque con la possibilità di esercitare la cattiveria con meno sensi di colpa e meno sensi di responsabilità;

Inoltre “impedisce” alla vittima:

  •  di sfuggire;
  • di nascondersi;
  • di sottrarsi alla vergogna e all’umiliazione.

È un fenomeno in crescita e con abbassamento della soglia di età (7 anni), anche per la facilità di realizzarlo sia per i mezzi tecnologici attuali sia per la diffusione sempre più elevata del web, dei social network, e della presenza di bambini e ragazzi su di essi.

L’ADOLESCENZA E LE CONDIZIONI SOCIALI DI CONTORNO

Si può affermare che l’adolescenza è oggi considerata non soltanto come un evento critico che riguarda il ragazzo o la ragazza che si avviano a diventare adulti, ma soprattutto come «un’impresa evolutiva congiunta» di genitori e figli: i genitori hanno la consapevolezza che il loro figlio sta diventando grande, ma possono essere riluttanti ad ammetterlo, possono essere preoccupati di fronte alle richieste di autonomia e spaventati dal fatto di dover resettare un equilibrio che ha funzionato bene per molto tempo.

Il ragazzo abbandona lentamente il concetto di sé costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo ad una considerazione di sé derivata dai giudizi dei coetanei, ove è di fondamentale importanza l’aspetto fisico, l’attrazione sessuale e l’intelligenza. Il gruppo dei pari risulta perciò un canale importantissimo di socializzazione per l’adolescente.

Per la vittima del bullismo ci sono conseguenze molto negative:

  • diminuisce la capacità di proporsi al mondo esterno
  •  diminuisce la capacità di lanciarsi in imprese e progetti ambiziosi
  • viene meno l’autostima
  • viene meno l’immagine positiva di sé
  • viene meno la sensazione di poter affrontare con successo le difficoltà.

INFLUENZA DELLE CONDIZIONI SOCIALI AL CONTORNO

Nella società post-moderna aumentano sempre di più la presenza dei media nella vita di ragazzi e bambini.

Qual è l’Influenza delle condizioni oggi così modificate che costituiscono l’ambiente comunicativo di bambini e adolescenti? Quali sono le conseguenze dell’uso sempre più intensivo di cellulari, di videogiochi, di social network, oltre che della tradizionale televisione?

La realtà virtuale si sta sostituendo sempre più alla realtà concreta, di contatti reali. Tutto ciò provoca un insieme di alterazioni dei funzionamenti di bambini e adolescenti: alterazioni che sono connesse a una società che cambia, che non sono da demonizzare, ma che devono essere ben comprese per poterle compensare al fine di ridare

Vediamo più in dettaglio questi effetti:

  • forte distacco dalla concretezza
  • illusione di potenza
  • aumento della velocità a discapito del prendersi il tempo giusto
  • più concentrazione sul dettaglio piuttosto che all’insieme, con irrequietezza motoria, isolamento e paure.

D’altra parte, i modelli che vengono continuamente propinati, di successo, di perfezione fisica, di sessualità facile, di aggressività e violenza, spingono i piccoli a tentare di raggiungere il più possibile e il più presto possibile questi inarrivabili obiettivi, impediscono di avere dei tempi giusti per apprendere in modo graduale le relazioni con l’altro sesso, di modificare con calma l’immagine del proprio sé, di arrivare a percepire realmente i propri limiti e le proprie potenzialità.

La civiltà dell’immagine, il bombardamento che arriva oggi da pubblicità, film, mass media in generale, non dà tregua ai ragazzi portandoli a bruciare le tappe della crescita, facendo loro desiderare di sviluppare precocemente il proprio corpo, e assumere comportamenti da pseudo- maturi a cui non corrisponde invece una reale capacità di sapersi muovere come un adulto, poiché non c’è ancora un’esperienza accumulata che dia una certa padronanza del rapporto con gli altri.

Tutto ciò porta il ragazzo a crearsi degli status- symbol presi dal cinema, dalla tv, dal web, che diventano esempi da seguire e da realizzare il più velocemente possibile per essere sempre “sulla cresta dell’onda”; scorciatoie che non fanno realmente crescere e non aiutano a raggiungere una soddisfacente realizzazione.

LA RICERCA: ALLE RADICI DELLA VIOLENZA

La descrizione della ricerca

La violenza, in questi tempi, è uno dei temi più discussi in Italia: le aggressioni compiute da gruppi di minori negli ultimi mesi sono salite agli onori della cronaca. I mezzi di informazione nazionale hanno dato sempre più spazio a questo genere di notizie etichettando le bande minorili con il termine di baby-gang, all’interno delle quali i ragazzi assumono comportamenti aggressivi e antisociali.

Ma la violenza assume altre forme: da quelle di comportamenti antisociali, di non rispetto per la natura, dai gesti di vandalismo su monumenti, strade e palazzi, a quelle molto più gravi sui deboli, sui diversi e soprattutto sul genere femminile. Dunque, al di là delle forme che assume, capire le vere radici della violenza è oggi di importanza fondamentale per affrontare questi problemi sempre più acuti nella società odierna: aggressioni perpetrate da ragazzini sempre più giovani di età, violenze gratuite, esplosioni distruttive che incendiano sempre di più territori urbani e suburbani.

Il progetto che ho messo a punto in collaborazione con Teresa Sorrentino nasce da questa urgenza: cercare finalmente di cominciare a fermare il crescere della violenza e delle intolleranze, favorendo lo sviluppo di una vera cultura della legalità, della pace, della solidarietà, capace di portare nel mondo una nuova speranza. La violenza non è innata nell’essere umano; oggi sappiamo con grande precisione e certezza che la violenza è un’alterazione, è un disfunzionamento che nasce dalla difficoltà di un bambino a soddisfare pienamente i suoi bisogni di vita, per poter continuare a mantenere aperti e integri alcuni Funzionamenti dell’essere umano (che in età evolutiva si definiscono Esperienze di Base), a partire dalle condizioni ambientali in cui i piccoli vivono nei primi anni di vita e successivamente.

Gli obiettivi della ricerca

Innanzitutto gli obiettivi consistono nel capire finalmente cosa pensano i ragazzi della violenza, e quali siano i valori che loro attribuiscono a specifici comportamenti collegati al fenomeno in esame. Ma l’obiettivo più importante è quello di valutare alcuni precisi Funzionamenti (Esperienze di Base) che il Neo-Funzionalismo ritiene potenziali cause dello sviluppo della violenza, verificare se questi Funzionamenti sono realmente le “radici della violenza”.

Gli strumenti

Lo strumento fondamentale è il Questionario sulle Radici della Violenza (Rispoli, Sorrentino, 2010) che è stato somministrato agli alunni delle classi medie. Il Questionario è uno strumento di tipo Likert quantitativo-qualitativo a 4 livelli possibili di risposta, da quella più vicina a un funzionamento pieno e integro della EBS da valutare a quella che corrisponde a un funzionamento più alterato. Il questionario è costituito da 36 items che indagano i Funzionamenti di fondo di: Forza calma, Tenerezza, Aggressione, Rabbia, Amare, e le dimensioni relative alle Concezioni sulla Violenza, e al gradimento di Immagini sulla violenza.

Dalla ricerca emerge chiaramente che le EBS e le Dimensioni indagate sono realmente alle radici della violenza. Tanto più che in un campione di ragazzi che già hanno sviluppato comportamenti violenti tutti gli item sono notevolmente più elevati che in un campione normale. Tutto questo ci permette di intervenire su tutti i fattori complessi che danno origine a comportamenti violenti di vario genere, anche molto prima che siano esplose manifestazioni di violenza. E’ questa una vera ed efficace prevenzione: andando su tutti i livelli implicati e non solo sulla consapevolezza e la volontà.

Dobbiamo ripensare i processi di costruzione dell’identità dei nostri giovani senza più trascurare nessuna componente individuale (cognitiva, emotiva, psico-neuro-fisiologica, corporea), né alcuna componente sociale, al fine di recuperare un significato di largo respiro basato sul rispetto, sul Contatto, sull’Amore, sulla Tenerezza, sulla Spiritualità, componenti fondamentali per una pienezza di vita che non possiamo più trascurare, e che invece le accelerazioni, gli sviluppi tecnologici, i modelli precostituiti imperanti nei mass-media stanno distruggendo. Si può agire con un lavoro sulla Genitorialità , sui Fattori di Protezione e sul riconoscimento dei Segni Precoci del malessere dei propri figli; ma anche sull’attraversamento positivo o sulla riapertura di queste Esperienze di Base che si sono rivelate fondamentali nel migliorare la vita dei nostri ragazzi e ragazze, e nell’affrontare la piaga della violenza.

“Forse è così che si arriverà finalmente a scoprire che può esservi una grande dolcezza nella ricerca da parte degli adolescenti della propria identità (anziché sofferenza e dramma); che vi può essere una grande tenerezza nella separazione dai genitori; che non vi è bisogno di sostituirli o di ‘ucciderli’ per crescere; che si può diventare grandi accanto agli adulti e non contro di essi; che dai grandi ci si può prendere delle cose buone e portarsele dentro, magari cercando anche di andare oltre; che il mondo è ampio e gli adolescenti possono trovarvi nuovi sostegni ma anche utilizzare, quando ce ne sia il desiderio e la necessità, i vecchi sostegni… che la forza non è mai in contrasto e mai lo sarà con la tenerezza e la morbidezza; che la gioia ed il gioco non debbono necessariamente uscire dalla nostra vita quando diventiamo grandie che l’autonomia non significa egocentrismo ma che l’essere umano vive naturalmente entro confini biologici e psicologici nei quali la solidarietà rappresenta un elemento vitale di estrema importanza” (Rispoli, 2004, p.314).


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A proposito di Luciano Rispoli

Psicologo, Psicoterapeuta fondatore della psicologia Funzionale e del suo modello integrato di psicoterapia, trainer e formatore in Italia e all’estero in strutture pubbliche e private. Fondatore della Scuola Europea di Formazione in Psicoterapia Funzionale (SEF), della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale (SIF) e della EIPF (Ecole Internationale de Psychothérapie Fonctionnelle – Escuela Internacional de Psicoterapia Funcional). Membro attivo sin dall’inizio di Organizzazioni Internazionali importanti della Psicoterapia: già Presidente della Società Italiana di Psicoterapia e Psicologia Clinica. Membro onorario dell’European Association for Body-Psycotherapy (EABP), del Comité Scientifique Internationale de Psychotherapie Corporelle (CSITP). Presidente onorario della Associazione Italiana per la Psicoterapia Corporea (AIPC). Autore di progetti per l’Infanzia e Adolescenza in diverse realtà, in Italia e all’Estero. Già docente di Metodologia clinica e prevenzione psicologica presso l’Università di Enna. Le sue ricerche hanno spaziato dallo studio sui Processi di psicoterapia e la loro valutazione, allo studio su Infanzia e Adolescenza, allo studio sui fenomeni dello Stress e la sua misurazione. Autore di 15 libri e di oltre 140 articoli pubblicati in Italia e all’Estero.

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