Luciano Rispoli psicologo: Il disegno nel processo di socializzazione infantile.

in “Quaderni Reichiani n. 6”, Napoli, 1975.

Il discorso sull’infanzia e sul peso che ha l’educazione nel primo periodo di vita del bambino era e rimane uno dei nodi centrali del pensiero di Reich, e nello stesso tempo dell’attività del nostro Centro studi w. Reich.


luciano rispoli psicologo disegno

Una ricerca più approfondita e attualizzata in questo senso permette, infatti, di chiarire i meccanismi che un’educazione repressiva fa scattare nei bambini, non a livello di generica e formale affermazione, ma a quello di verifica concreta e sostanziale. Attraverso uno scambio continuo del materiale accumulato nell’esperienza di lavoro con una riflessione critica ed una sistematizzazione teorica, cerchiamo di dare un ulteriore contributo alla costruzione di una pedagogia alternativa, che partendo dai concreti di lotta di classe individui e combatta l’educazione che il sistema borghese impone a suo uso e consumo.

La lotta contro la repressione infantile assume così due aspetti importanti: da una parte contribuisce concretamente ad un lavoro di prevenzione, dall’altra tornisce chiare indicazioni politiche su obiettivi che il movimento rivoluzionario deve far propri. Non dimestichiamo che uno degli strumenti principali che la classe dominante usa per ^ creare il consenso è proprio l’educazione dei bambini, attraverso la quale trasmette e impone i propri valori, le proprie ideologie, e un atteggiamento del carattere di sottomissione e di gregarismo.

Il problema psicopedagogico è oggi una polveriera da cui il sistema tenta di tener lontana la miccia recuperando è rimasticando le parti più formali e superficiali di una contropedagogia rivoluzionaria. E’ ora, invece, di andare a fondo nel problema e di -far esplodere questo grosso potenziale di lotta.

Questo tipo di lavoro lo sta svolgendo « il collettivo rapporti con l’infanzia » del Centro Reich, poggiandolo su basi concrete e cioè sulla prassi quotidiana coi bambini, della quale l’articolo tornisce uno spaccato vivo e significativo. Costituisce l’inizio di un lavoro di ricerca di cui pubblicheremo esperienze, esempi concreti e risultati.

Per una corretta lettura dell’articolo va aggiunto che l’aspetto terapeutico e liberatorio descritto è solo una parte del lavoro che si svolge coi bambini, dal momento che questo lavoro non   può e non vuole restare isolato da una realtà di lotta di classe, ma anzi vuoi essere una risposta politica rivoìuzionaria.

Perciò questo tipo di “asilo infantile” non va visto in chiave di successi o in-   successi terapeutici, ma come uno strumento per analizzare e comprendere   tutte le influenze che questa società e queste strutture economiche hanno sul comportamento o sulla personalità dei bambini sia indirettamente attraverso gli adulti condizionali dai loro rapporti sociali ed economici.

Gli adulti diventano quindi un polo di confronto dinamico per i bambini e sono costretti loro stessi ad assumere un atteggiamento dì continua verifica e di continuo rinnovamento. C’è in questo un esempio di impegno politico rivoluzionario che collega i problemi quotidiani e personali a quelli sociali, permettendo di non cadere nella trappola della falsa coscienza.

E’ indubbio che il primo stimolo sensoriale ricevuto dal neonato è rappresentato dalla luce; esso viene poi successivamente integrato dai colori col procedere dell’età. Il bambino ricava impressioni reali dai colori, variamente percepiti ed «elaborati» a livello emotivo, a seconda delle condizioni soggettive ed ambientali, con risultati diversi sul tono dell’umore; ora di malinconia, ora di euforia .e felicità, anche in dipendenza dei particolari colori. Certamente ogni bambino è dotato di una carica notevole di fantasia, che andrebbe recepita ed «incoraggiata», evitandone qualsiasi repressione con procedimenti educativi falsi ed errati, e quindi diseducativi tout court, che condurrebbero direttamente alla soppressione di questo prezioso patrimonio interiore.

Sulla falsa educazione ci sarebbe da fare un lungo discorso applicabile soprattutto al campo dell’arte, ma non essendo questa la sede più adatta mi limiterò a rilevare come la maggior parte delle persone, purtroppo, ammirando un disegno, un dipinto o una scultura, li consideri tanto più «belli» quanto più imitano la natura, quanto meglio riproducono pedissequamente la realtà: dal che si ‘potrebbe assurdamente dedurre che l’unica arte figurativa perfetta è rappresentata dalla fotografia. La verosimiglianza assunta ad esclusiva dimensione estetica.

E il peggio è che una tale aberrazione del ‘gusto è trasmessa, per non dire imposta, al bambino. Qui potrebbe anche innestarsi un discorso socio politico, in quanto, chiaramente, alla società borghese non conviene allevare persone dotate di una sufficiente individualità, preferendole massificate ed aggiogate al carro del consumismo. D’altronde anche certi tipi di società socialiste, dove ad un cambiamento della struttura non ha corrisposto un analogo cambiamento di sovrastruttura, non sono esenti dal peccato di livellare ed uniformare i cervelli ed il gusto artistico. Mentre sviluppare il senso creativo individuale, la libertà della fantasia, vuol dire incoraggiare il potenziale rivoluzionario autentico.