Luciano Rispoli psicologo: Prefazione Esperienze di un Asilo Liberatorio.

in Numero Speciale dei “Quaderni Reichiani”, 1976.

In questo numero speciale dei “Quaderni reichiani” viene presentato, da Luciano Rispoli, il lavoro del primo anno dell’Asilo del Centro Studi Whilhelm Reich.


luciano rispoli psicologo asilo liberatorio

 

PREFAZIONE

Il lavoro del primo anno dì vita dell’asilo del Centro Reich ve lo presentiamo in questo numero speciale, non come un discorso teorico e sistematizzato, ma come raccolta di esperienze vissute e sentite. Abbiamo di proposito scelto questa formula per dare una sia pur minima idea di cosa significhi realmente il lavoro con i bambini: quanta esplosione di vita, di comunicativa, di affettività riescono ad estrinsecare se lasciati liberi di realizzare la propria strada attraverso le proprie esperienze.

Certo il nostro è anche e soprattutto un lavoro di ricerca scientifica, di riscoperta del mondo infantile, di costruzione di una pedagogia alternativa. Anzi tra gli scopi principali c’è il continuo tentativo di analizzare le conseguenze sulle idee, sul comportamento e sul carattere dei bambini, delle strutture socio-economiche attuali.

Questa ricerca pedagogica, questo lavoro di analisi (che peraltro sono agli inizi, poiché poggiano su un solo anno di esperienza) si può ritrovare egualmente in questo numero di Quaderni Reichiani: negli articoli, nei resoconti, nelle osservazioni, anche se alla rinfusa, anche se in modo non organizzato.

Nello stesso tempo, però, ciò ha permesso che tutto il collettivo si impegnasse nel lavoro, ognuno a livello delle proprie capacità, evitando che un momento più cerebrale di elaborazione teorica potesse escludere qualcuno.

Non solo, ma non si è dovuto, così, neanche rinunciare all’immediatezza ed alla semplicità della comunicazione che speriamo possa raggiungere profondamente tutti. Infatti non crediamo che il risultato di questo tipo di ricerca debba andare soltanto agli operatori culturali o alle avanguardie (anche se già sarebbe un notevole risultato).                            

Il problema dell’educazione dei bambini, della loro struttura di carattere, della lotta alla repressione emotiva e sessuale non è una storia borghese o intellettuale, ma un’esigenza di libertà che nessuno può più realmente ignorare.

Modificare la società nelle sue strutture,  rivoluzionare i rapporti di produzione nel comune sforzo dì costruire il comunismo significa anche che «il modo di vivere, ed umani» dovranno trasformarsi profondamente. Lo sfruttamento dovrà scomparire, così come il potere di alcuni uomini su di altri; ma per realizzare questo non si può sin da ora non lottare contro la strumentazione e lo sfruttamento anche dei bambini.

Tra gli obiettivi da raggiungere dobbiamo porre con chiarezza quel o di liberare i bambini dalla repressive che pesantemente hanno subito fino ad oggi. Restituire ai bambini il diritto alla vita, alla felicità, alla dignità di esseri umani significa, tra l’altro, mettere in crisi le nostre verità precostituite, verificarsi giorno dopo giorno, e combattere anche !l nostromo lo di oppressori. Ruolo che il potere costituito troppo spesso ci fa assumere, ci demanda, per mantenere il controllo a tutti i livelli ed in tutte le istituzioni, in una rigida gerarchia piramidale, funzionale al mantenimento dell’attuale classe dominante.

Queste esigenze di libertà e di rispetto per la libertà altrui, che le strutture del mondo  capitalista ci hanno fatto calpestare, le dobbiamo risvegliare in noi, negli altri, nelle masse; anche e soprattutto nei confronti dei bambini, per mettere in moto quella forza con la quale costruiremo il futuro diverso per l’umanità.