Luciano Rispoli psicologo: I bambini repressi da famiglia e scuola.

in Paese Sera, 1976.

Pubblichiamo un intervento sui nuovi metodi di educazione di Luciano Rispoli, esperto di problemi psico-pedagogici e componente della redazione dei «Quaderni Reichiani» e del collettivo di socioanalisi del Centro Studi Wilhelm Reich. Tale Centro, che opera a Napoli dal 1969, con sede alla Cupa Caiafa 36, si occupa di ricerche e attività varie in campo sociale.


Le Scuole si sono chiuse; quest’anno anche con un certo anticipo. La lunga estate napoletana è così cominciata per migliaia di bambini. Pochi potranno trascorrere una « vacanza » al mare o in montagna, molti lavoreranno o continueranno a lavorare per aiutare le famiglie, molti altri affolleranno il « mare » cittadino, lungo via Partenope e via Caracciolo e a Mergellina.

Ma quest’anno c’è qualcosa di profondamente diverso: la giunta di sinistra al Comune di Napoli ha organizzato, mantenendo aperte alcune scuole, animazione, trattenimento o gite per bambini da 6 a 12 anni che non possono andare in vacanza. Senza entrare nel merito della impostazione particolare, questa ci sembra possa essere una grossa iniziativa a carattere popolare che, oltre ad acquistare un valore per quanti ne usufruiranno quest’ armo, può offrire soprattutto la possibilità di aprire un dibattito ampio e allargato su temi fondamentali quali l’occupazione, la riforma della scuote, la ricerca di un nuovo rapporto pedagogico, la difesa dei diritti dell’infanzia.

Su questi temi il Centro Studi W. Reich di Napoli ha incentrato parte delle sue attività di ricerca e delle sue iniziative, mettendo in luce, in particolare, la importanza dei livelli qualitativi, dell’impostazione metodologica e politica dei servizi sociali, della messa in discussione del ruolo degli operatori. Soprattutto a proposito dell’educazione.

Attraverso strutture come famiglia e scuola, infatti, vengono inculcati nei bambini ideologie e valori nella maggior parte dei casi «borghesi e reazionari»; e non soltanto come contenuti, ma anche come atteggiamenti, come personalità e carattere. Se infatti vengono repressi i bisogni di espansione affettiva e conoscenza dei bambini. nasceranno in essi una reazione di chiusura, di paura, di incapacità ad assumersi responsabilità, e un carattere rigido, autoritorio e gregario al tempo stesso.

Di questo atteggiamento del carattere abbiamo avuto una prova con i voti del 20 giugno, sui quali ha fatto ancora una volta presa U discorso del «salto nel buio», della « strada che non ha ritorno », agitato nella campagna integralista e anticomunista della DC.

Il problema dell’educazione è perciò, per un paese che deve avviarsi necessariamente verso un nuovo modello di sviluppo, uno dei problemi centrali da affrontare.

Quest’anno, infatti, per affrontare anche tale problema, il Centro W. Reich ha organizzato un seminario di formazione per insegnanti. Partendo dai reali bisogni di questi ultimi, dalla loro situazione di crisi, dalle esperienze vissute, il seminario affrontava temi come: la comunicazione, la relazione pedagogica, l’affettività nell’apprendimento, collegando le dinamiche che sorgevano nel gruppo ad un’ampia analisi dell’istituzione scuola dal punto di vista politico, della sua funzione e dei ruoli delle sue varie componenti.

E, sempre in tema di educazione. si è pensato di utilizzare l’esperienza di 2 anni di rapporti con i bambini, di ricerca per una pedagogia alternativa, di interventi di animazione, realizzando un soggiorno estivo per bambini dai 3 anni in su.

E’ chiaro che queste iniziative del Centro Reich possono sodo rappresentare un momento di stimolo e di crescita delle conoscenze da socializzare e confrontare con altre esperienze e con tutte quelle forze politiche impegnate in un rinnovamento sociale.