Relazione psicologica: L’amore nel rapporto terapeutico.

IV Congresso EABP (European Association for Body-Psychotherapy) – Strasburgo, 1993. 

In psicoterapia l’amore del terapeuta nei confronti del paziente e del paziente nei confronti del professionista, è fondamentale per ricostruire il nucleo centrale del Sè e per agire sulle alterazioni che hanno portato il paziente in terapia.


Il nucleo centrale del processo psicoterapeutico consiste nella possibilità di ricostruire il tessuto lacerato del Sé del paziente e della sua continuità. Nel ripercorrere la storia affettiva con un diverso svolgimento e diversi esiti, l’amore del terapeuta è un fattore fondamentale: gran parte della terapia è dedicata alla regressione profonda, al “tenere” il paziente, a “nutrirlo”, colmandolo d’amore per riparare le antiche ferite. Ma vi è un’enorme differenza tra questo amore “transferale” e un rapporto d’amore normale, pur essendo entrambi basati sulla stessa capacità di darsi e dare all’altro. Nel processo terapeutico, infatti, ad essere presi in considerazione non devono essere i bisogni ed i desideri attuali del paziente, bensì i bisogni primari, al di sotto delle alterazioni che essi hanno subito. Più che di “soddisfarli”, si tratta di recuperare queste esigenze e queste capacità primarie, e al contempo di modificare gli esiti del loro incontro con l’ambiente.

L’amore del terapeuta, in questo processo, non è un’espressione libera di muoversi spontaneamente, allo scopo di gratificare le proprie necessità, ma è la base su cui può operare il Sé ausiliario. Deve perciò seguire percorsi molto precisi, in relazione alla configurazione del Sé del paziente, ed estrinsecarsi attraverso modalità che cambiano nelle diverse fasi della terapia.