Psicoterapia Funzionale: Vertenza Infanzia.

Ospedale L. Bianchi, 1978.

In tutte le realtà in cui l’adulto si è posto criticamente nel rapporto coi bambini, questi hanno aperto una vertenza per rivendicare se stessi e il proprio modo di vivere. Questo ha messo in crisi il mondo ed il ruolo di quell’adulto che, pur ben disposto verso di loro, non prevedeva di doversi mettere in discussione fino in fondo e continuava a “concedere la libertà”.


Questo è il dato di fatto che ci ha accompagnato nei giorni di “Vertenza Infanzia”, il seminario – laboratorio che si è svolto a Napoli dal 20 al 22 ottobre, organizzato dal Centro studi W. Reich, a cui hanno partecipato operatori di tutt’Italia provenienti da istituzioni pubbliche, da gruppi autogestiti, da gruppi di base. Nei giorni di questo Convegno si è parlato molto di infanzia, di bambini, di repressione, di sessualità, di criteri educativi velenosi che hanno fin’ora improntato la trasmissione dell’ideologia e della cultura borghese; ma dov’erano i bambini? Ancora una volta un mondo di adulti ha calato dall’alto modelli pedagogici alternativi e si è fatto forte di una delega che nessuno gli aveva dato?

No, “Vertenza Infanzia” non è la piattaforma rivendicativa per i bambini scritta dagli adulti, per dirla in linguaggio sindacale, ma è la vertenza che dovunque, e più cosciente e manifesta nelle strutture autogestite, i bambini hanno aperto con i “tecnici della liberazione infantile”. Qui, in situazioni più avanzate, i bambini, riappropriandosi della loro potenzialità fantastiche ed espressive, sgretolano le certezze dell’adulto mettono a nudo il contenuto autoritario che si maschera anche in alcuni comportamenti libertari. Questo attacco infantile al mondo dell’adulto parte da una precisa richiesta di rapporto: tu sei un adulto, sei diverso da me, sei con me. Per rendere reale questo rapporto bisogna scrollarsi dai discorsi di autonomia, di espressività, di trasparenza fra emozioni e comportamenti, per fare autonomia, espressione, per essere trasparenti. Quando l’adulto non è disponibile il bambino se ne accorge,  assume un atteggiamento provocatorio, apre delle contraddizioni, costringe l’adulto a prendere posizione: o mettersi dalla parte dei “grandi” o stare dalla sua parte. Stare dalla sua parte significa riacquistare la propria umanità, la propria trasparenza, avere un contatto diretto con delle emozioni che il mondo dei “grandi” uccide quotidianamente. Giorno dopo giorno nella pratica antiautoritaria l’adulto vive il suo cambiamento attraverso la richiesta di una vitalità, di una disponibilità, di un’immediatezza a cui non è più abituato. La lotta contro la repressione infantile lo coinvolge direttamente: se vuole, deve cambiare con i ritmi di un rapporto differente con se stesso e con il bambino. Questo Convegno si ricollega a qualcosa che è già in atto, è la presa di posizione di tecnici il cui ruolo è entrato in crisi, alla ricerca di uno spazio politico al di là delle singole realtà di lavoro. Essi devono dare una risposta in termini di rapporti concreti, di situazioni reali, perché i bambini non amano i discorsi, le ideologizzazioni. Resta aperto il problema di come possano fare i bambini a portare avanti questa Vertenza, e la risposta è semplice quanto bruciante: non possono, non ne hanno la materiale possibilità.   I GRANDI dovranno portarla avanti con tutti i rischi che questo comporta, non solo per i bambini, ma per se stessi; per ritrovare delle modalità perdute di vita che il lavoro di osservazione – non la riproposizione di leggi da troppo tempo scritte ed  imposte – porta alla luce; sostituendo all’orrore per la diversità e al desiderio di normalizzare, lo stupore, la comprensione, l’assimilazione di quelle proposte. I bambini, ad esempio, esprimono la loro sessualità molto più compiutamente e piacevolmente di quante non faccia l’adulto progressista, i cui pudori, perdutisi nella razionalità, sono rimasti intatti nel suo comportamento.