Luciano Rispoli psicologo: L’educazione critica della sessualità.

in  “Quaderni Reichiani n. 2”, Napoli, 1973.

Nel seguente articolo Luciano Rispoli canalizza l’interesse sul discorso sulla sessualità e sull’educazione sessuale, che nel nostro paese è veramente arretrato e mistificato.


 

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A volte non ci si meraviglia neppure più se un grosso problema sociale o la speranza, di una classe sfruttata, in una prassi di lotta politica vengono raggirati e vanificati in un discorso culturale, facilmente manipolabile e perciò strumentalizzabile dal sistema.      Questo è il caso dell’educazione sessuale in Italia (ma non solo in Italia) In Italia ci si scandalizza (si intrecciano furibonde discussioni) per un fìlmetto realizzato dalla B.B.C, sulla fisiologia del sesso (o meglio della procreazione) esaminato asetticamente da un obiettivo «freddo» e da una équipe «moralistica», destinato non ad alunni delle elementari, ma a studenti di scuola media!

Il discorso sulla sessualità e sull’educazione sessuale è nel nostro paese veramente arretrato e mistificato per una mancanza non tanto di informazioni, quanto di una prassi e dì un tentativo poco più che empirico, nonché di un serio e concreto impegno politico. Il discorso di Kentler, ricco di nozioni e riferimenti culturali, riagganciandosi al pensiero di numerosi altri studiosi (psicoanalisti, sociologi, pedagogisti), non manca di saldezza e concretezza che solo il lavoro e la sperimentazione possono fornire. Cosicché l’educatore diviene lui stesso oggetto della ricerca, sia per ciò che esso è, sia per i rapporti sociali che intraprende o che mantiene. L’educatore e il genitore sono a loro volta il prodotto di un determinato tipo di educazione i cui problemi irrisolti fuoriescono nel nuovo rapporto di educazione. Non solo (e qui Kentler muove un’accusa ben precisa), ma tanti educatori e genitori che si definiscono « moderni » e < comprensivi » mostrano poi un atteggiamento concreto nei confronti di allievi e figli completamente opposto: repressivo ed autoritario. Ai bambini ed ai giovani, che non contano per questa società poiché non producono ancora, il sistema impone un’educazione repressiva che li schiaccia con paure ed angoscio sessuali, col mito dell’adulto, con la discriminazione sessuale fra uomo e donna. I divieti ed i tabù (rinforzati da continue minacce sia espresse che tacite) sulla masturbazione sulla vita sessuale dei bambini e degli adolescenti portano i giovani al  «controllo», all’« autodisciplina moralistica» e all’« astinenza » che ne fanno dei castrati passivi, pronti ad inserirsi senza discutere, gregaristicamente, nel mondo del lavoro (leggi Sfruttamento dell’uomo sull’uomo). Come il giovane ha imparato, mediante lo spirito di sacrificio, a subordinare la propria sessualità al volere dei « grandi », così in seguito subordinerà tutto se stesso all’ordine sociale dominante. Poiché inoltre i comandamenti sono contrari alle sue esigenze vitali (a cui,- sottolinea Kentler, nessuno può rinunciare) egli li trasgredirà, e i sensi di colpa che ne nasceranno ne faranno un individuo pronto ad espiare le sue colpe e a sottomettersi ali ‘« autorità », anche se con l’odio e la rabbia di chi viene frustrato. Ecco perché l’Educazione Sessuale non può essere staccata da una analisi socio-politica in cui si inserisce; perché la politicizzazione degli educatori è premessa indispensabile ad un lavoro che voglia essere di qualche utilità. Invece addirittura non scientifiche sono le tesi e le asserzioni, quanto mai reazionarie, della maggior parte dei pedagogisti attuali, di cui il più progressista predica un tipo di educazione che schiaccia i giovani sotto sensi di colpa e doverismi, facendoli apparire come nati direttamente dentro di loro dalla loro stessa « coscienza ».

Non mancano le critiche all’« istinto di morte » e all’affermazione che il meccanismo della sublimazione (utilizzare l’energia sessuale per il lavoro, la cultura, ecc.) sia indispensabile per l’esistenza della civiltà. Kentler riprende e rafforza le argomentazioni di Reich: impossibilità di sublimare l’energia sessuale genitale (lo si può fare solo con quella pre-genitale); impossibilità di caos sessuale, dal momento che un istinto non può chiedere più di quello che lo appaghi; dimostrazione storica sia dell’esistenza di civiltà sessualmente non represse, sia della negatività in campo sociale e culturale generata dall’avvento di epoche storione di maggior repressione; fini politici ben precisi nella repressione sessuale e nella sublimazione delle energie sessuali pre-genitali. Sperimentazioni di educazione non repressiva rivelano come i bambini che hanno potuto esprimere completamente la propria sessualità siano m grado di provare soddisfazione e piacere anche in momenti difficili e stressanti; come non siano gelosi, possessivi o esclusivi nei loro affetti ed interessi; come arrivino, in altre parole, ad un’autoregolazione profonda e cosciente, mostrando il bisogno non più di una « educazione sessuale » bensì di un’educazione politica che spieghi loro i conflitti con il mondo circostante e fornisca loro una coscienza sociale atta ad affermare la loro personalità. Questo non lo si ottiene dicendo ai bambini cos’è il sesso e come nascano i figli. Lo si ottiene solo con un atteggiamento incoraggiante verso tutte le esperienze sessuali che i bambini ricercano, facendo loro vivere la sessualità con l’aiuto affettuoso dei genitori ed educatori, abolendo totalmente il moralismo affinché tutto ciò si integri completamente con la personalità ed il carattere del bambini stessi.             

Certo esiste il pericolo che la lotta per la «liberazione sessuale» possa essere usata dal sistema (sessualità come bene di consumo, tempo libero condizionato) se non viene inserita nel contesto di un’azione socialmente e politicamente rivoluzionaria. Un discorso socio-politico e di impegno concreto deve collegare la teoria alle indicazioni nate da una prassi già messa in atto per una prassi da evolvere e portare avanti.

« Tutta la deduzione di Feuerbach relativa ai rapporti reciproci degli uomini finisce soltanto col dimostrare che gli uomini hanno e sempre hanno avuto bisogno l’uno dell’altro. Egli vuole stabilire la coscienza di questo fatto, vuole dunque, come gli altri teorici, suscitare soltanto una giusta coscienza su un fatto esistente, mentre per il comunista autentico ciò che importa è rovesciare questo esistente». Nello stesso spirito e nella stessa luce ci appaiono le seguenti premesse (riportate da Kentler) secondo Reich (3) indispensabili per un rapporto sessuale maturo e soddisfacente:

       1) completo potenziale orgastico;

       2) nessun disturbo della sessualità, che deve consistere in una giusta fusione di tenerezza e sensualità;

       3) superamento del tabù dell’incesto e della sessualità infantile;

       4) nessuna repressione di qualsiasi eccitazione sessuale non sublimata;

       5) atteggiamento positivo verso il sesso nell’ideale dell’io;

       6) superamento dei principi fondamentali della morale borghese.

Finché non sarà possibile applicare su scala sociale questi sei « principi » bisognerà portare avanti un lavoro ed una lotta per un atteggiamento sempre meno sessuo-negativo della società. A questa lotta faranno da base teorica lavori e ricerche sperimentali (a cui va ad aggiungersi quella di Kentler) che dimostrino come la morale sessuale coercitiva non sia affatto naturale, ma sia solo uno dei mezzi con cui la classe dominante mantiene il suo stato di potere, e come la liberazione da tale morale coattiva, per una sessualità libera, debba necessariamente avvenire insieme ad una rivoluzione dei rapporti e delle strutture economiche per una cultura realmente comunista e libertaria.