Scuola specializzazione psicoterapia: Fondamenti e sviluppi della psicoterapia corporea.

SIF, Simposio Nazionale “Il rapporto mente-corpo e la psicoterapia corporea”, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 1995.

Nella nostra società va assolutamente recuperato il “contenimento” se non vogliamo che dilaghino vuoto, aggressività e violenza. Perché il contenimento è: poter stare con calma e tranquillità sentendosi tenuto, lasciare le tensione della propria muscolatura nelle mani dell’altro, sentire il benessere di un corpo che vive, che si muove, ma che può anche affidarsi e godersi il momento di calore, morbidezza, vicinanza, senza doversi sempre attivare.


Il corpo come contenimento

Il senso di vuoto che dilaga nella società odierna, il senso di solitudine, la difficoltà a trovare un punto di riferimento, specie per gli adolescenti e per i giovani, non si possono imputare unicamente a crisi di valori, ma principalmente a una diffusa e crescente mancanza di “contenimento” nella vita del bambino. Sono finite le grandi e numerose famiglie in cui il contatto corporeo era intenso e diversificato, da parte di fratelli, nonni, zie, vicini, cameriere, tate. Oggi la famiglia è nucleare, i bambini sono affidati alla coppia, o ai genitori separati, o addirittura al single, e spesso da questi depositati davanti alla televisione, ai videogiochi, in pericolosa solitudine affettiva. D’altra parte, altrettanto spesso, invece del contenimento psicocorporeo i genitori moderni gravano di responsabilità troppo precocemente i loro figli, ragionando con loro come se fossero adulti, inducendoli a fare ossessivamente delle scelte. Nella nostra società va assolutamente recuperato il “contenimento” se non vogliamo che dilaghino vuoto, aggressività e violenza. Perché il contenimento è: poter stare con calma e tranquillità sentendosi tenuto, lasciare le tensione della propria muscolatura nelle mani dell’altro, sentire il benessere di un corpo che vive, che si muove, ma che può anche affidarsi e godersi il momento di calore, morbidezza, vicinanza, senza doversi sempre attivare. Il contenimento non si ricrea con la razionalità, con atti di volontà, con le relazioni cognitivo-verbali. Il ruolo della psicoterapia corporea in questo senso è oggi di grande rilievo. Solo attraverso il corpo, come momento di integrazione con le emozioni, con i ricordi, con la razionalità, con le fantasie, con il simbolico, è possibile ricostruire una delle esperienze basilari del Sé più importanti per la vita di tutti noi: il contenimento.

La paralisi da videogiochi

Il movimento sempre più virtuale

Cosa succederà ai nostri bambini sempre più allenati ai micromovimenti dei videogiochi? Sempre più abili in reazioni molto rapide a livello visivo-motorio ma limitate soltanto a piccolissimi e nervosissimi gesti? Cosa succederà ai nostri bambini se non andranno più in monopattino, se non faranno capriole, se non giocheranno a cuscinate?

Il rischio è che l’esperienza del movimento ampio, intenso, giocoso scompaia; non sia più da suporto nello sviluppo sano ed armonico del bambino. Questo movimento rischia di “virtualizzarsi” cioè di essere vissuto soltanto a livello mentale, cerebrale, immaginativo, cosicchè il giovane più tardi andrà alla ricerca di movimenti ed emozioni corporee esageratamente forti. Resta, dunque, un corpo desensibilizzato che cerca le sensazioni forti della droga, della violenza (fino all’assassinio senza importante motivo), il bagno di folla irrazionale negli stadi, le corse pazze in auto dopo la discoteca, le musiche ossessive, gli abiti stravaganti. Soltanto il diretto contatto con il corpo può generare o ricreare successivamente una condizione reale di riequuilibrio corporeo, di ritorno a movimenti reali e concreti, ad uno sperimentare la forza con gioiosità, piacere, ed affetto. Solo dopo un’esperienza integrata tra tutti i tipi di movimento e tutti i tipi di sensazioni, si può poi anche rarefare il senso di una espressività attraverso la sua rappresentazione simbolica: non prima.

Il corpo come immagine

Apparire o essere sani

L’ossessione del “lifting”, dell’estetismo a tutti i costi è in fondo un grosso bluff: come quello di una recente publicità che propone creme capaci di far ringiovanire di 15 anni in 15 giorni!

I corpi diventano solo corpi da mostrare, anche a costo di perdere la sensazione vitale e insostituibile di appartenenza, di integrazione; senza preoccuparsi di salvaguardare la salute, rischiando rigetti da silicone, patologie da pillole, malattie da anabolizzanti. Si va dal chirurgo e dall’estetista per confezionarci un “vestito” che probabilmente ci fa stare male, poichè finisce per alterare profondamente sensazioni di contatto corporeo, interno ed esterno. E’ un “vestito” forse bello a vedersi (e non è affatto detto) ma mai a toccarsi. Insomma, è più importante “far finta di essere sani” (Gaber) apparire sani e belli piuttosto che sentirsi bene, piuttosto che essere sani. L’illusione pubblicitaria è che cambiare l’immagine possa guarire profondi disagi interiori; mentre invece è il contrario: occorre cercare di ricreare, nel tessuto emotivo, nell’interno, attraverso il recupero di una genuina corporeità, sensazioni di benessere che nascano da se stessi, dal proprio Sé. La bellezza è solo la conseguenza di una profonda integrazione e accettazione di se stessi. E l’integrazione può realizzarsi solo recuperando in pieno tutta l’espressività e la emozionalità corporee. Essere bello in realtà non è nell’immagine, ma nell’essere una bella persona.

L’organismo-città

Possiamo guardare alla città come un organismo vivente, come un insieme di funzioni che la caratterizzano su differenti piani e livelli nelle sue manifestazioni, nelle sue forme, nel suo svilupparsi nel tempo. Questo organismo “vivente”, per quanto capace di assorbire variazioni indotte dagli abitanti nel corso del tempo, e di riequilibrare le disarmonie che è costretto a subire, ha comunque dei limiti, oltrepassati i quali si “ammala”. Le malattie della città si ripercuotono pesantemente sulla vita dei suoi cittadini. Si può fare una vera e propria diagnosi della nostra città, così come di un singolo individuo: guardando al suo corporeo, oltre che alle sue emozioni, alle sue fantasie, al mondo delle memorie, alla sua immagine simbolica. Si possono leggere i movimenti della città, verso il suo interno e verso l’esterno, la forma che ha preso e come i suoi spazi sono suddivisi, così come si guarda al corpo della persona. Ed è possibile leggere anche i suoi “sistemi fisiologici”: le atmosfere e gli umori, il traffico, la funzionalità dei servizi, l’inquinamento acustico e dell’aria, la mobilità. Il corpo della città è anche nella presenza o meno di regole di funzionamento, nel senso del bello, nella presenza di spazi verdi, architettonici, aperti e godibili.